Cartabia parte dal Csm. "Il rinnovo non avverrà con le leggi attuali"

L'appello del ministro alle toghe: "Le riforme disturbano ma vi chiedo responsabilità"

Cartabia parte dal Csm. "Il rinnovo non avverrà con le leggi attuali"

«Il prossimo rinnovo dell'organo di autogoverno (il Csm, ndr) non può avvenire, e questo mi sembra condiviso da tutti, con le attuali leggi». Il ministro della Giustizia Marta Cartabia, ieri a Milano per la prima tappa del viaggio nelle Corti d'appello d'Italia per un confronto sull'Ufficio del processo (il progetto per il miglioramento dell'amministrazione della giustizia che prevede di affiancare al giudice una squadra composta da personale di cancelleria, giudici onorari, giovani giuristi). «La riforma dell'ordinamento giudiziario e del Csm», continua Cartabia, è «urgente, necessaria e imprescindibile». Ancora: «Siamo chiamati a costruire il nostro ponte di Genova della giustizia». Gli obiettivi? «Sono davvero impegnativi: in cinque anni dobbiamo abbattere del 25 per cento i tempi dei procedimenti penali rispetto al 2019 e del 40 per cento quelli di definizione del processo civile». Di riforma della giustizia si è poi parlato, insieme al nodo lavoro, anche nel pomeriggio nella cabina di regia con i ministri convocata a Roma dal premier Mario Draghi.

Il Guardasigilli ha elencato le prossime tappe in materia di giustizia. In quattro mesi e mezzo, ha spiegato, «abbiamo portato in dirittura di arrivo alcune riforme importanti da concludersi, almeno nella parte governativa, entro il mese di luglio». Primo, «le riforme del processo civile, a volte ingiustamente sottovalutate, sono già state licenziate dal governo e sono ora incardinate al Senato». Mentre gli emendamenti al disegno di legge delega sul processo penale «a breve saranno all'attenzione del Consiglio dei ministri dopo intense settimane di sintesi politica. Si tratta di una riforma molto profonda, che va a incidere su punti nevralgici della procedura penale. Si partirà dal disegno di legge già incardinato in Parlamento, tenendo conto di un governo in cui è cambiata la maggioranza». Il ministro avverte: «Ogni opposizione che arriverà sia costruttiva, mai sterile, ogni resistenza propositiva e mai nella difesa dello status quo, non possiamo limitarci a difendere l'esistente, non possiamo permettercelo davanti ai cittadini e all'Europa». Le riforme in cantiere sono legate ai finanziamenti Ue del Pnrr. Il traguardo, aggiunge Cartabia, «non può essere mancato, realizzarlo è una corsa contro il tempo e io farò tutto quello che è nelle mie possibilità. Il governo sta lavorando a ritmi impressionanti ma non basterà, servirà la disponibilità di tutti. Sappiamo che tutte le riforme sono imperfette e tutte le riforme disturbano perché i cambiamenti disturbano, ma chiedo a tutti voi magistrati e avvocati una seria assunzione di responsabilità, lo dobbiamo al nostro Paese». Inoltre: «Dalla riforma della giustizia dipende l'erogazione non solo della quota di finanziamenti destinati al nostro settore, 2,3 miliardi di euro, ma l'intero finanziamento destinato al nostro Paese, 219 miliardi».

Lo scopo finale: «Dobbiamo scrivere una nuova pagina della giustizia italiana per ridare credibilità al sistema e più fiducia ai cittadini. Le critiche siano pur severe, ma non prevalgano interessi personali o di categoria». L'efficienza della giustizia è la vetta da raggiungere: «Una giustizia che sia efficace ed efficiente, veloce e allo stesso tempo credibile, moderna e innovativa, capace di rispondere alle domande di cittadini e imprese è agli occhi di tutti gli osservatori l'emblema di un intero Paese efficace, efficiente, veloce e credibile». Al contrario «una giustizia che arranca, che fatica a seguire il ritmo e i cambiamenti dei bisogni dei suoi cittadini, una giustizia che non sempre riesce a garantire risposte certe e giuste e in tempi certi e giusti diventa l'immagine di un Paese lento, che non cresce, inefficiente e quindi poco credibile e poco affidabile.

E per tutto questo, non appetibile anche per gli investitori stranieri». Parte del problema della durata dei processo «è legata alla carenza di magistrati». Dopo l'estate è in programma un concorso per 360 posti, annuncia il ministro.

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