"Prima casa, torna al 50% il bonus per chi ristruttura"

Leo: "Va agevolato chi fa lavori sull'immobile principale. Sui contributi di banche, compagnie e imprese si studia una soluzione equilibrata"

"Prima casa, torna al 50% il bonus per chi ristruttura"
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Mano tesa del governo per il mantenimento del bonus edilizio a chi ristruttura la prima casa. Il viceministro dell'Economia e delle Finanze, Maurizio Leo, ha fatto intendere che l'intenzione dell'esecutivo è riproporre per il 2025 la detrazione al 50%. «Abbandoniamo lo sconto in fattura, ma la detrazione al 50% sulla prima casa, compatibilmente con risorse, dovrebbe esserci». Al momento, in assenza di modifiche legislative, da inizio del prossimo anno il bonus ristrutturazioni scenderebbe in automatico dal 50 al 36%, con detrazioni sempre spalmate su dieci anni. Parlando all'evento «Far crescere insieme l'Italia», organizzato a Milano da Fratelli d'Italia, il viceministro dell'Economia ha spiegato la volontà del governo di «agevolare coloro che vogliono fruire di un bonus per la prima casa. Per il resto si vedrà». Nessuna apertura invece sulla possibile tassazione degli extraprofitti delle società energetiche. «Per il momento non se ne parla», ha tagliato corto Leo, spiegando come sulla formula tecnica da adottare per un contributo di imprese e banche «ci sono diverse soluzioni e stiamo lavorando per trovarne una che sia equilibrata e porti gettito alle casse erariali».

Il numero due di via XX Settembre si è soffermato anche sul concordato preventivo, che riguarda quasi 5 milioni di contribuenti e che prevede tempi molto stretti. «Se dipendesse da me e da Giorgetti vorremmo dare una proroga all'infinito ha premesso Leo - purtroppo oggi c'è l'impossibilità oggettiva di una proroga dei termini» in quanto incombe l'approvazione della legge di bilancio «e occorre avere tutti dati certi e chiari entro il 31 ottobre». Intanto, già da lunedì 14 ottobre nei cassetti fiscali dei contribuenti ci sarà la situazione per aderire al cosiddetto ravvedimento speciale. Il viceministro Leo si è soffermato sui quattro pilastri su cui poggia la riforma fiscale, ossia «la certezza del diritto, la semplificazione del sistema fiscale, la lotta all'evasione fiscale e l'abbassamento della pressione fiscale». Inizialmente, il focus è stato sulle fasce più basse nel 2024, mentre adesso l'esecutivo intende ampliare il raggio d'azione «spostandosi sull'aliquota mediana (quella da 28-50 mila euro) abbassandola dal 35 al 33% e andando a intervenire anche sulla terza aliquota per i redditi fino a 60 mila euro», è la linea tracciata da Leo.

L'abbattimento strutturale del cuneo fiscale trova la sponda di Confindustria che si trova concorde anche con una prudente gestione delle risorse pubbliche davanti a un contesto non facile. «Con il debito che ha l'Italia non possiamo permetterci spese eccessive, condividiamo quindi l'approccio prudente del governo», ha sottolineato ieri il vice presidente di Confindustria, Angelo Camilli. In queste settimane decisive di avvicinamento alla nuova legge di bilancio, l'esponente dell'associazione degli industriali invita il governo Meloni ad «attivare meccanismi e leve che favoriscano gli investimenti, anche perchè l'attuale situazione, con tre trimestri consecutivi di produzione industriale negativa, può generare conseguenze sul mercato del lavoro». «La leva fiscale rimane molto importante, condividiamo l'approccio della legge delega, la prima volta che si affronta la riforma del nostro frammentato sistema fiscale. Ben venga la semplificazione», ha aggiunto Camilli.

Un tema caldo su cui Confindustria spinge è anche quello dell'abbattimento dell'Ires per chi fa investimenti innovativi. Carlo Sangalli, presidente Confcommercio, caldeggia una manovra basata sulla riduzione della pressione fiscale sulle famiglie «in modo da sostenere i consumi a vantaggio della crescita complessiva».

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