Camelot, nome evocativo per rilanciare un progetto. O meglio per continuare sul sentiero già intrapreso con Rousseau. Quello che parla al Corriere della Sera è un Davide Casaleggio più combattivo che mai. Il figlio di Gianroberto non solo non ha intenzione di cancellare il passato ma è più convinto che mai a portare avanti le battaglie combattute fino ad oggi.
"Attraverso le mie competenze di innovazione digitale ho contribuito per 15 anni a costruire un movimento politico che ha raggiunto risultati straordinari andando tre volte al governo e raggiungendo importanti primati a livello mondiale grazie a Rousseau", ha ricordato Casaleggio che ha sottolineato che questi sono "grandi successi che non lasciano spazio alla nostalgia perché è un sentimento di chi guarda al passato e ha paura di rimettersi in gioco". Il prossimo obiettivo è chiaro: secondo Casaleggio ora occorre "rilanciare e portare la partecipazione ad ogni livello, non solo politico" in quanto convinto che "si sia perso di vista il Movimento" perché "del M5s nello statuto presentato non rimane nulla", tant'è che "a questo punto potrebbe essere apprezzabile che cambiassero anche il nome di questo diverso soggetto politico che si vuole creare".
Gli attacchi contro la creatura cofondata dal padre non sono terminati qui. Secondo Casaleggio "si è passati da una struttura iperdemocratica ad una struttura iperverticistica in cui nessuno viene votato, nessuno si può candidare, persino i gruppi locali non possono esistere se non battezzati da parte di qualche nominato. Oggi non mi risulta ci sia alcuna forza politica in Italia con un vertice di nominati. La paura della libera competizione tra persone e idee, e del confronto democratico non ha mai portato lontano".
Lo stesso Casaleggio ricorda uno scritto del padre nel 2001: "Le persone desiderano essere felici nel luogo di lavoro, fare parte di una comunità in cui si riconoscono, avere la possibilità di essere valutate per le loro capacità. Le persone ambiscono a Camelot". Un sogno che non si è infranto. "Anche per questo abbiamo deciso di chiamare il nuovo progetto Camelot", ha affermato con Casaleggio.
Quest’ultimo ha spiegato in cosa consiste il nuovo progetto. Non si tratterà solo di una semplice modifica del nome. A cambiare sarà anche lo scopo. La nuova creatura, infatti, non sarà più al servizio di una singola forza politica ma potrà essere usata anche per altre community. Il tutto senza ammantarsi di connotazioni politiche. "Camelot sarà una Benefit corporation che perseguirà finalità di beneficio comune ad alto valore sociale come la promozione della cittadinanza attiva e digitale. Abbiamo deciso di abbracciare questo innovativo modello di fare impresa, sebbene richieda più responsabilità e sia più impegnativo di altri, perché vogliamo far radicare un modello concreto che contribuisca alla trasformazione dello strumento della delega in partecipazione efficace".
Un progetto che sta già riscontrando un buon successo. Casaleggio afferma, infatti, di aver già ricevuto diverse richieste dai privati. Ma non è tutto. Perché ora si stanno valutando anche progetti "interessanti nell'ambito politicoeistituzionale, perlopiù dall'estero".
"Camelot" si rivolgerà a tutte le realtà che "devono organizzare molte persone e che finora hanno ricorso alla delega perdendosi l’opportunità di coinvolgere i propri aderenti tutti i giorni dell’anno, e non solo nel momento del rinnovo delle cariche". In pratica riguarderà le associazioni di settore e quelle professionali, le aziende che vogliono coordinare dipendenti e piccoli azionisti di società quotate fino alle associazioni studentesche o i sindacati.
L’obiettivo che si è prefissato Casaleggio è quello di andare oltre la politica. Un compito non facile. Per fare ciò Casaleggio ha garantito che verranno messi a disposizione "ecosistemi in grado di gestire in modo completo una comunità online: iscrizione, versamento quote associative, formazione online, gestione eventi, oltre che la condivisione dei materiali e la valorizzazione dei singoli membri con un sistema di meriti. Arrivando anche alla gestione delle assemblee e del voto".
Un ultimo intervento è riservato al metodo della democrazia diretta. Su questo tema Casaleggio sottolinea che paradossalmente proprio lo strappo che si è consumato è la dimostrazione che la "democrazia partecipata funziona.
Rousseau garantiva la partecipazione dal basso alle scelte importanti, ma per costruire un partito unipersonale basato su un sistema di nomine è stato necessario eliminarlo e sostituirlo con meccanismi di creazione del consenso guidato dall’alto".
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