Consiglia al premier Giuseppe Conte di lasciare la delega ai Servizi segreti come fecero altri primi ministri. Pierferdinando Casini interviene sul caso Barr, in merito ai presunti incontri tra il ministro della Giustizia Usa e i vertici dell’intelligence italiana, che si sarebbero svolti a metà agosto e fine settembre. La vicenda fa riferimento alla probabile collaborazione tra il Partito democratico americano e gli 007 di alcune nazioni straniere, compresa l’Italia, per produrre delle prove fittizie di interferenze russe nella campagna presidenziale del 2016 volte a favorire Trump.
Renzi ha detto che Conte deve rinunciare alla delega dei servizi segreti. In un’intervista alla Stampa, Casini la giudica “una richiesta forte, perché ritenere che da parte del presidente del consiglio ci sia un obbligo costituzionale, o anche solo politico, di rinunciare alla delega ai servizi, equivale a depositare una mozione di sfiducia contro di lui”. Casini spiega che vari premier hanno delegato questa responsabilità perché per svolgerla è necessario avere competenze specifiche e dedicarci molto tempo. Secondo Casini, incaricare dei professionisti di occuparsi di intelligence è una garanzia per lo stesso premier, il quale avrebbe un’autorità che fa da mediatore tra lui e il Parlamento e poi sarebbe meno coinvolto in questioni delicate.
L’ex presidente della Camera dice che la vicenda Barr “rischia di finire in Parlamento.
Proprio per l’esposizione in prima persona del premier, il rischio che qualcuno chieda un dibattito in aula, anche dopo la sua audizione al Copasir, c’è. E sotto il profilo politico Conte farebbe fatica a sottrarsi a questa richiesta”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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