Angela Merkel e Horst Seehofer alla resa dei conti sulla crisi dei rifugiati. «Siamo pronti a tutto: legalmente e politicamente», ha annunciato giorni fa il governatore del Libero Stato di Baviera davanti al Parlamento regionale di Monaco. Il leader della Csu, il partito cristiano-sociale legato a doppio filo ai cristiano democratici (Cdu) della cancelliera, non è il tipo di politico che le manda a dire. Da settimane Seehofer chiede al governo federale di cambiare linea: l'apertura ai profughi siriani decisa da Merkel senza consultare né la Cdu né, tantomeno, gli alleati della Csu ha già obbligato l'amministrazione bavarese ad accogliere non meno di 320 mila richiedenti asilo (in gran parte siriani) arrivati attraverso il confine con l'Austria. Un'emergenza che Monaco ha già pagato con un netto calo di presenze all'ultima Oktoberfest.
Nei giorni scorsi Seehofer ha alzato la voce con Berlino e con Vienna – accusando la prima di agire contro l'interesse della Baviera e la seconda di rovesciare decine di migliaia di profughi sulla frontiera, approfittando del sostanziale consenso della cancelliera. Merkel da parte sua ha cercato di metterci una pezza, obbligando il Bundestag ad adottare in tempi record un provvedimento che facilita le espulsioni dei richiedenti asilo originari dei Balcani e riducendo i sussidi per i nuovi residenti a favore degli aiuti in natura. Troppo poco per la Csu, che richiedeva anche la creazione di «aree di transito» lungo i confini tedeschi dove registrare (e da dove eventualmente espellere) le famiglie prive dei requisiti per ottenere l'asilo politico. Stoppata dagli alleati di governo, i socialdemocratici del vicecancelliere Sigmar Gabriel, Merkel non ha però ascoltato Seehofer.
Offeso dall'indifferenza della cancelliera, il governatore bavarese ha dapprima minacciato un ricorso alla Corte costituzionale a tutela degli interessi di Monaco; di fronte all'ostinato silenzio dell'alleata ha poi ventilato l'uscita della Csu dal gruppo parlamentare comune con la Cdu e, infine, il ritiro dei propri ministri dal governo. Spaventata dall'ostinazione del leader della Csu, e dal netto calo della propria popolarità nei sondaggi, Merkel ha finalmente convocato un vertice di coalizione a tappe: oggi vedrà il governatore, domenica l'alleato socialdemocratico. Il compito della cancelliera è arduo: deve sventare la crisi di governo bloccando l'afflusso dei rifugiati senza però apparire debole davanti alla richieste della Csu.
Da settimane Merkel ripete il suo mantra: «Siamo un Paese da 80 milioni di abitanti e ce la faremo». I tedeschi però non sono più convinti che accogliere oltre un milioni di profughi sia una buona idea e i sondaggi danno la Cdu in netto calo (-6%) a favore di Alternative für Deutschland, su posizioni xenofobe. Fiutato il nuovo vento, Horst potrebbe divorziare da Angela e la stampa lo prende molto sul serio. Parlando con la Frankfurter Allgemeine Zeitung , il ministro delle Finanze di Monaco, Markus Söder, ha detto che siamo davanti «alla peggiore crisi fra Cdu e Csu dal 1976», anno in cui di un breve divorzio tra le due formazioni. Per Handelsblatt , il principale quotidiano economico tedesco, la minaccia di Seehofer di adottare misure unilaterali per tutelarsi dall'immigrazione configura una vera e propria «crisi dello Stato».
Merkel ha due giorni per disinnescare la crisi ed evitare una crisi di governo che porterebbe
il Paese a nuove elezioni. Per evitare un bagno di sangue sul fianco destro, a quel punto la Cdu avrebbe davanti a sé una sola opzione: fare pace con gli alleati bavaresi presentandosi agli elettori senza la cancelliera.
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