
Come per il Qatargate due anni fa, c'è ancora l'Italia al centro della nuova inchiesta su una presunta corruzione al Parlamento europeo, questa volta, per i magistrati belgi, da parte del colosso cinese Huawei. La Procura di Bruxelles accelera e dopo i fermi dei giorni scorsi di alcuni lobbisti, emette, tramite l'Interpol, un mandato d'arresto eseguito ieri mattina dalla polizia di Caserta. In carcere, a Secondigliano, è finita Lucia Simeone segretaria dell'eurodeputato di Forza Italia, Fulvio Martusciello, che non risulta indagato, ma il cui nome è stato tirato in ballo nei giorni scorsi dopo che erano stati messi i sigilli, poi tolti, agli uffici di altri due assistenti parlamentari della delegazione azzurra. E anche perché era stato arrestato in Francia un lobbista portoghese, Nuno Martins, con un passato da assistente, tra gli altri, dello stesso Martusciello. Le accuse mosse nei confronti della segretaria sono associazione a delinquere, riciclaggio e corruzione. L'interrogatorio è fissato domani alla Corte d'Appello di Napoli. Si vedrà solo poi un'eventuale richiesta di estradizione da parte del Belgio. «Ancora non sappiamo nello specifico a cosa siano collegate le accuse» dice l'avvocato di Simeone, Antimo Giaccio. «Lei era comunque una mera esecutrice di ordini, svolgeva il ruolo di segretaria». Nei giorni scorsi erano finiti in manette quattro lobbisti a Bruxelles, tra cui il referente di Huawei nella capitale belga, Valerio Ottati, anche lui con un passato da assistente parlamentare.
Non c'è nessun indagato tra i membri dell'Eurocamera, ma sarebbero almeno sette i parlamentari attenzionati su cui i magistrati starebbero svolgendo verifiche. Non risultano al momento richieste di revoca dell'immunità, necessaria per procedere contro i deputati. La pista dei pm belgi ipotizza un giro di presunte mazzette, pagate, a partire dal 2021 «con molta discrezione» da Huawei, sotto forma di regali, biglietti di partite di calcio, viaggi, per indirizzare la politica Ue a favore della propria tecnologia 5G. Per contrastare, dunque, la diffidenza della Commissione europea e la pressione degli Stati Uniti sui rischi connessi alla sicurezza dei dati in mani cinesi. L'arresto della segretaria di Martusciello sembra consolidare i retroscena su un'accelerazione dei magistrati che hanno chiesto la collaborazione della Procura di Napoli. Sotto i fari degli accertamenti ci sarebbero somme tra i 3 e i 4 milioni di euro. L'unico elemento però finora reso noto è un documento del 2023 contro le discriminazioni delle aziende extracomunitarie potenziali fornitrici del 5G, firmato da otto eurodeputati, tra cui lo stesso Martusciello, e l'ex Pd Giuseppe Ferrandino. I due sarebbero finiti anche al centro di accertamenti della Procura europea (Eppo) sui rimborsi spesa, perché sospettati di aver firmato la reciproche presenze al Parlamento per incassare la diaria di 350 euro al giorno anche se assenti. Questioni che Martusciello ha già detto di aver chiarito con gli uffici di Bruxelles. Quanto a Huawei, è nota per un'attività di lobbying particolarmente aggressiva. Secondo i dati del registro per la trasparenza dell'Ue, ci avrebbe investito oltre 2 milioni tra il 2021 e il 2023, con una media di 11 lobbisti a Bruxelles a tempo pieno.
Un portavoce della Commissione Ue ha ricordato che nel 2023 «la stessa Commissione ha insistito sul fatto che Huawei rappresentasse rischi materialmente più elevati rispetto ad altri fornitori 5G». E per questo aveva anche interrotto gare e appalti con fornitura cinese.
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