Cassa integrazione veloce. Tagli del 5% ai rimborsi

La più scontata delle misure (nessuno ha mai messo in discussione la conferma degli ammortizzatori sociali) si è rivelata una delle più difficili da fare passare, perché costosa e di difficile attuazione

Cassa integrazione veloce. Tagli del 5% ai rimborsi

La più scontata delle misure (nessuno ha mai messo in discussione la conferma degli ammortizzatori sociali) si è rivelata una delle più difficili da fare passare, perché costosa e di difficile attuazione. Alla fine il governo ha trovato una quadra, tutta tecnica, dividendo la conferma della cassa integrazione in due periodi. Il primo di 18 settimane, dal 23 febbraio al 31 agosto. Poi altre quattro, fruibili tra il primo settembre e il 31 ottobre. Nelle bozze in entrata al consiglio dei ministri si conferma lo stop ai licenziamenti per motivi economici da tre a cinque mesi, ma dovrebbe rientrare. Costi aggiuntivi: 2,7 miliardi. C'è anche un tentativo di semplificare le procedure per fare arrivare i soldi ai lavoratori in tempi brevi.

Notizie non positive per le piccole imprese o professionisti con ricavi o fatturato fino a 5 milioni di euro. Le percentuali di ristoro sono state modificate nella ultima bozza circolata prima del consiglio dei ministri. Il contributo pubblico alle piccole aziende parte da mille euro per le persone fisiche (duemila per gli altri soggetti), conta il calcolo sulla differenza di introiti tra i mesi di aprile 2019 e 2020. Ad essere cambiate sono le percentuali di ristoro. La prima fascia nelle bozze precedenti riguardava chi ha introiti fino a 100mila, ora salgono a 400mila, ma la percentuale scende al 20% dal 25% di recupero delle perdite. Tra 400mila e un milione il recupero delle perdite è al 15% (prima il 20%) e la terza, sopra il milione al 10%, prima era il 15%. Per le medie imprese (tra 5 e 50 milioni di euro di fatturato) con calo dei ricavi sopra il 33%, è prevista una detrazione del 30% «della somma investita dal contribuente nel capitale sociale».

L'ultima bozza conferma la creazione di un fondo presso la Cassa depositi e prestiti, che sarà chiamato «Patrimonio Rilancio» o «Patrimonio destinato» potrà sostenere le grandi aziende attraverso «prestiti obbligazionari convertibili», per l'aumento di capitale. In sostanza l'intervento di Cdp non modificherà la governance delle imprese.

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