Alla fine tra i due renziani litiganti, il terzo (non renziano) gode. Il senatore Pd Felice Casson ha vinto le primarie del centrosinistra per il candidato sindaco di Venezia con 55,62% dei voti. Su un totale di 12.888 votanti, Casson ha ottenuto 7.168 preferenze. Alle sue spalle Nicola Pellicani, con il 24,42% (3.147 voti), e Jacopo Molina, con il 19,96% (2.573 voti). Sfiderà l’ex presidente della Provincia, Francesca Zaccariotto, già nella Lega Nord, a capo di una lista civica, mentre il centrodestra deve ancora scegliere il proprio candidato a Ca' Farsetti.
L'obiettivo della sinistra è riconquistare il Comune dopo lo scandalo dell’inchiesta Mose, che ha portato, tra le altre cose, alle dimissioni del sindaco Giorgio Orsoni. Casson, ex magistrato, si era già candidato a sindaco nel 2005, quando perse al ballottaggio per pochi voti contro Massimo Cacciari al suo terzo mandato. Pellicani, giornalista dei quotidiani locali del gruppo Finegil, è figlio di Gianni Pellicani, dirigente del Pci e grande amico di Napolitano (a Gianni Pellicani è intitolata una fondazione di cui è presidente lo stesso Cacciari, che proprio due giorni fa aveva annunciato il suo sostegno a Pellicani). Il terzo candidato in corsa, Jacopo Molina, giovane avvocato di area renziana, aveva annunciato che se fosse stato eletto non avrebbe portatocon sé alcun assessore della giunta precedente. Nella città lagunare, quindi, si impone la minoranza interna del Pd: Casson è esponente dell’area "civatiana". Nella sua corsa era appoggiato anche da Verdi e Prc.
"Per Venezia scatta da domani l’ora-zero" ha detto Casson. "La città è in una situazione complicata, per le conseguenze dell’inchiesta Mose e il pesante buco di bilancio". Venezia, proprio in seguito allo scandalo Mose che ha azzerato la precedente giunta rossoverde, è commissariata dal luglio 2014.
La guida il commissario straordinario Vittorio Zappalorto, che ha applicato una cura pesante ai conti comunali, tagliando sugli stipendi dei dipendenti e sulle municipalizzate. "Bisogna ripartire - ha spiegato Casson -, coinvolgendo le segreteria nazionali dei partiti e il governo, perché una città come Venezia, che è lo specchio del Paese nel mondo, non può essere abbandonata".
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