Chiesa verso una storica svolta sul testamento biologico?

La rivista dei Gesuiti, "Aggiornamenti sociali", in un lungo articolo tocca il tema della legge sul "fine vita" (Dat, disposizioni anticipate di trattamento). Nutrizione e idratazione artificiali possono essere, in taluni casi, rifiutabili

Chiesa verso una storica svolta sul testamento biologico?

La difesa della vita, sempre e comunque, è uno dei pilastri della chiesa cattolica. Ma la legge sul "fine vita", Dat (disposizioni anticipate di trattamento), di recente approvata alla Camera e ora all'esame del Senato, come viene vista dal punto di vista cattolico? Come riporta Lettera43 la rivista dei gesuiti italiani, "Aggiornamenti sociali", in un lungo articolo la definisce una buona mediazione. Non ci sono più dogmi, quindi, su questo tema. Non è la posizione ufficiale della Chiesa, ovviamente, ma questo parere potrebbe avere un certo peso nel dibattito teologico. Con inevitabili conseguenze anche sotto il profilo politico: perché i parlamentari più sensibili ai temi cari alla Chiesa potrebbero ora si sentiarnno "rassicurati" in merito a certe posizioni.

"Il progetto di legge - si legge nell'articolo di Aggiornamenti sociali - promuove la consapevolezza della complessità delle questioni, afferma il principio del consenso ai trattamenti e il rifiuto di ogni irragionevole ostinazione terapeutica, imposta una relazione tra medico e paziente centrata sulla pianificazione anticipata delle cure, non presta il fianco a derive nella direzione dell’eutanasia". Insomma, non ci sono e non possono esserci confusioni. Un conto sono le cure, pianificate, altro caso l'eutanasia, sempre e comunque condannata dalla Chiesa.

Un passaggio dell'articolo tocca il tema idratazione e alimentazione dei pazienti in coma. Nel caso di Eluana Englaro ci furono dure contestazioni e qualcuno disse che la donna era stata uccisa, perché non più alimentata. La rivita dei Gesuiti scrive: "Una questione controversa riguarda la nutrizione e idratazione artificiali (Nia), che il progetto di legge include fra i trattamenti che possono essere rifiutati nelle Dat o nella pianificazione anticipata". Per i Gesuiti deve valere il giudizio di proporzionalità, tenendo conto che al di làù della guarigione l'interesse primario da tutelare è nutrire il paziente e lenirne le sofferenze. "Ma non si può escludere che talvolta essa non sia più in grado di raggiungere lo scopo di procurare nutrimento al paziente o di lenirne le sofferenze. Il primo caso può verificarsi nella malattia oncologica terminale; il secondo in uno stato vegetativo che si prolunga indefinitamente, qualora il paziente abbia in precedenza dichiarato tale prospettiva non accettabile. Poiché non si può escludere che in casi come questi la Nia divenga un trattamento sproporzionato, la sua inclusione fra i trattamenti rifiutabili è corretta".

La discussione è aperta e molteplici sono gli aspetti da valutare e soppesare con estrema attenzione e delicatezza. Si sta parlando, infatti, del bene più prezioso dell'uomo, la vita.

- Leggi l'articolo di Aggiornamenti sociali

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