Altro che "green", nel 2024 è record per il carbone

La Cina guida il boom dei consumi. La crescente domanda di energia elettrica potrebbe rallentare l'abbandono del carbone in Occidente negli anni a venire

Altro che "green", nel 2024 è record per il carbone
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Mentre l'Europa continua imperterrita la propria politica di dismissione delle fonti fossili nonostante i segnali allarmanti che arrivano dalla nostra economia, nel resto del mondo non solo l'utilizzo di fossili prosegue come se nulla fosse ma addirittura aumenta segnando nel 2024 l'anno record per il consumo di carbone.

Il dato arriva dal rapporto «Coal 2024» appena pubblicato dall'International Energy Agency da cui si evince che i consumi di carbone sono cresciuti dell'1% nell'ultimo anno arrivando al massimo storico di 8,77 miliardi di tonnellate (Bt). Come è possibile questo dato se, sempre secondo il report, il consumo di carbone nell'Unione Europea e negli Stati Uniti è diminuito rispettivamente del 12% e del 5% rispetto al 23% e al 17% del 2023? La risposta è semplice ed ha un nome preciso: Cina.

Per comprendere la quantità di carbone (che, giova ricordarlo, tra le fonti fossili è quella più inquinante) consumata dalla Cina, basti pensare che nell'ultimo quarto di secolo ha utilizzato il 30% di carbone in più rispetto a tutti gli altri paesi del mondo messi insieme. La crescita dell'economia cinese ha determinato una maggiore domanda di energia elettrica che è stata compensata proprio dal carbone bruciato nelle centrali elettriche del Paese.

Se è vero che la Cina ha investito molto anche nelle rinnovabili è altresì vero che in Cina non solo non si chiudono le centrali a carbone ma il governo ne sta costruendo nuove e, secondo l'International Energy Agency, la domanda cinese di carbone raggiungerà nel 2024 i 4,9 miliardi di tonnellate segnando un altro record. Per il quarto anno consecutivo nel 2024 si registra perciò un aumento di nuovi centrali a carbone nonostante l'impegno nel 2021 del presidente Xi Jinping di limitare i nuovi progetti a carbone. In questo contesto, tra le principali contraddizioni della Cina, c'è l'aumento di veicoli elettrici la cui alimentazione avviene con l'elettricità prodotta dalle centrali a carbone.

La Cina è il caso più eclatante di consumo di carbone ma anche altre economie asiatiche come l'India e l'Indonesia continuano ad aumentarlo e, in un altro report del Global Energy Monitor, emerge come la capacità di produzione di energia elettrica da carbone sia cresciuta dell'11% tra il 2015 e il 2023. Sono dati che si scontrano con la situazione dell'Occidente in cui «la domanda di carbone nella maggior parte delle economie avanzate ha raggiunto il picco qualche anno fa e sta calando, anche se la traiettoria può variare a seconda della regione o del paese».

La crescente domanda di energia elettrica (per esempio nel settore automotive) potrebbe rallentare l'abbandono del carbone in Occidente negli anni a venire eppure «anche così, entro il 2025, il carbone consumato nell'Unione Europea e negli Stati Uniti messi insieme sarà meno della metà della quantità utilizzata in India».

Secondo l'International Energy Agency «dopo essere cresciuta di oltre 1,2 miliardi di tonnellate dal 2020, la domanda globale di carbone è destinata a raggiungere un plateau nei prossimi tre anni, raggiungendo circa 8,87 miliardi di tonnellate entro il 2027». Eppure l'ultimo report ribalta la previsione dell'IEA dello scorso anno secondo cui l'uso del carbone sarebbe iniziato a diminuire dopo il picco raggiunto nel 2023.

Chissà se faremo mai a meno delle fonti fossili, di certo non nel breve periodo e, alla luce di quanto accade in giro per il mondo, l'Europa dovrebbe adottare un approccio più pragmatico imparando dagli errori della Germania che, dopo aver chiuso le centrali nucleari e quelle a carbone, oggi si trova in piena crisi.

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