Cinque chiamate al giorno. È lo stalking da call center

Un ex bancario di Imperia denuncia la persecuzione alla magistratura. "Ormai non riesco più a vivere"

Cinque chiamate al giorno. È lo stalking da call center

Sembra che lo sappiano. Pare proprio che i gentili quanto insistenti operatori dei call center siano a perfetta conoscenza dell'esatto momento in cui ti siedi a tavola o stai schiacciando un riposino pomeridiano, per farti squillare il telefono. E ci vogliono almeno cinque minuti per fargli capire che a te quella proposta proprio non interessa, fino a quando non si perde la pazienza e scappano parole poco educate. Chi in casa ha ancora il telefono fisso, ormai è abituato a condividere la sua quotidianità con gli sconosciuti telefonisti e a studiare un piano di difesa, come quella di mettere in evidenza il numero dal quale ci stanno chiamando e non rispondere se si ha il dubbio che dall'altra parte della cornetta, ci sia uno sconosciuto che vuole vendere a tutti i costi qualcosa di cui non si ha bisogno. C'è poi chi, come Vittorio Gerace, ex bancario di Imperia, ha messo in atto una strategia estrema e ha sporto denuncia per sospetto stalking contro i call center. Dopo tre anni di squilli inopportuni, almeno cinque volte al giorno, Gerace ha detto basta ed ha creato un precedente in Italia per tutti gli esasperati dell'operatore troppo insistente. Una vera persecuzione, alla quale l'imperiese in pensione ha risposto in maniera dura: «Tutti i giorni - ha raccontato Gerace sono subissato di chiamate sull'apparecchio fisso da parte di gestori telefonici, di fornitori di gas ed energia elettrica con proposte di contratti, perfino da agenzie immobiliari che si offrono di vendere la mia casa». Un attacco alla propria tranquillità in piena regola facile da portare a termine, basta essere registrati sull'elenco delle «Pagine Bianche». Tant'è che capitano anche le telefonate alle persone ormai decedute che non sono ancora state cancellate dall'elenco telefonico. La mossa per far zittire gli operatori dei call center sarebbe quella di farsi togliere dall'elenco o, come già fanno in molti, disdire l'utenza fissa per utilizzare solo il cellulare. Oppure, un'altra soluzione, molto più semplice e veloce, è quella di staccare la cornetta. Soluzione alla quale Vittorio Gerace non vuole cedere: «Posso staccare l'apparecchio, è vero ma io ho due figlie fuori casa e voglio avere la possibilità di comunicare con loro. È un mio sacrosanto diritto mantenere in attività il telefono di casa, casomai sono quelli dall'altra parte del filo a dover farsi carico di educazione e buon senso».

Per tentare una difesa al trillo inopportuno, non rimane che uno strumento previsto da normative abbastanza recenti ma poco conosciute, ossia quello di iscriversi al cosiddetto: «Registro pubblico delle opposizioni», un albo in cui si può immettere il proprio numero telefonico, al quale sarebbe vietato l'accesso da parte di aziende per motivi commerciali. Mossa che Gerace ha già messo in atto senza risultati. Alla fine, anche su consiglio del gestore telefonico, non rimaneva che una azione radicale e definitiva, ossia la denuncia ai carabinieri per sospetto stalking o disturbo telefonico. Il Registro pubblico delle Opposizioni è un nuovo servizio concepito a tutela del cittadino, il cui numero è presente negli elenchi telefonici pubblici, che decide di non voler più ricevere telefonate per scopi commerciali o ricerche di mercato. Gli utenti, però, non sembrano soddisfatti, perché il Registro, evidentemente non riesce a bloccare i numeri dei telefoni fissi o per lo meno non in maniera totale.

Inoltre le aziende che usufruiscono degli operatori del call center, hanno anche altre possibilità per accedere ai numeri degli utenti che vogliono contattare. Uno strumento, insomma, che non riesce a bloccare del tutto i disturbatori della pace casalinga, anche perché l'invadenza delle grandi aziende non viene sanzionata.

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