QL a sinistra prova a «rifilare» al centrodestra il «cavallo di Troia» nella partita per il Quirinale. Pd e Cinquestelle non hanno i numeri per eleggere il prossimo inquilino del Colle e sperano di confezionare un «pacco» al centrodestra, che per la prima volta può dare le carte al tavolo quirinalizio. I due «cavalli di Troia» sono Giuliano Amato e Luciano Violante. Si dice «quando il diavolo ti accarezza vuole l'anima». E sia Giuliano Amato che Luciano Violante, da tempo, lisciano il pelo ai leader del centrodestra, sperando di accaparrarsi i voti di Fdi, Lega e Fi. Ma stavolta il centrodestra non cade nel trappolone: si entra in campo per la partita del Quirinale uniti e compatti. Senza cedere ai corteggiamenti dei «finti amici». Il summit di Villa Grande ha sancito un punto: la coalizione dovrà restare compatta come una testuggine, non prestare il fianco alle incursioni di una sinistra alla ricerca di un varco nel centrodestra per portare a casa un presidente della Repubblica di area.
I numeri condannano Pd e 5S al ruolo di comprimari. Enrico Letta e Giuseppe Conte sono nell'angolo: non controllano i gruppi parlamentari, tanto che quest'ultimo ancora ieri ha tirato fuori la carta della «presidentessa». Andrebbero bene, per l'ex premier, personalità del calibro di Elisabetta Belloni (già Segretario generale della Farnesina), Letizia Moratti e la giurista Paola Severino. Nel M5s poi il ministro degli Esteri Luigi di Maio gioca una partita autonoma e può contare su almeno una pattuglia di cento parlamentari tra Camera e Senato. Nel Pd, gli ex renziani, vicini al ministro della Difesa Lorenzo Guerini, sono allergici ai diktat di Letta e potrebbero finire nel girone dei franchi tiratori. L'unica carta da mettere sul tavolo è il «cavallo di Troia». Tradotto: mandare avanti Giuliano Amato e Luciano Violante. Due «finti amici» del centrodestra che sperano nei voti di Salvini, Meloni e Berlusconi per salire al Colle. Ecco che l'ex presidente della Camera Violante si cimenta in acrobatiche giravolte garantiste sulla giustizia. Il Dottor Sottile è al terzo tentativo di scalare il Quirinale con l'ok di Forza Italia. Ammiccamenti continui. Il centrodestra smaschera il trappolone. Ma non scopre le carte. Berlusconi non scioglie la riserva sulla candidatura per il Quirinale. Ma nel fronte di Italia Viva già mettono le mani avanti: «Serve un presidente della Repubblica che abbia un ampio consenso in Parlamento. E Berlusconi non ha queste caratteristiche», dice Ettore Rosato ad Affaritaliani.it. Replica Gianfranco Rotondi: «Il presidente Rosato ha esperienza sufficiente per sapere che nelle votazioni parlamentari il consenso si misura dopo, non prima. Al suo posto dunque aspetterei a concludere che Berlusconi non è un candidato dotato di ampio consenso». Ignazio La Russa (Fdi) non ha dubbi: «Votare Berlusconi? E perché no? Voglio ricordare che il discorso che fece a Onna il 25 aprile del 2009, è stato forse l'unico giorno di pacificazione nazionale del dopoguerra».
Roberto Calderoli, senatore della Lega e mago dei numeri parlamentari, si lancia in un pronostico: «Se il centrodestra decide di puntare su Berlusconi il colpo può uscire alla quarta votazione» spiega il leghista. Cavalli di Troia in ritirata.
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