Voto sul Mes, nun te temo. Il premier Conte rassicura i fan: «Ora inizia la ricostruzione nel segno dell'Europa, e sarà il mio governo a guidarla perché io non cadrò sul Mes», annuncia trionfale via chilometrica intervista a Repubblica (con molte domande ma scarsissime risposte). Secondo Conte va tutto benissimo, il governo è in ottima salute e farà cose meravigliose col Recovery Fund, i Cinque Stelle sono europeisti («Non vedo pulsioni anti-Ue tra loro», giunge ad affermare) e il 9 dicembre non accadrà nulla.
L'ultima affermazione è anche quella vera, con ogni probabilità: dopo la manovra a tenaglia Grillo-Mattarella (entrambi sollecitati da Palazzo Chigi) i cosiddetti «dissidenti» grillini hanno capito che rischiano lo stipendio a fine mese, e quindi si guarderanno bene dal fargli correre rischi: ci sarà quindi un drappello di senatori e deputati M5s delegato a testimoniare la sofferta contrarietà ad una riforma che non hanno ovviamente idea di cosa tratti, ma che titilla il loro istintivo anti-europeismo. Ma si starà bene attenti che il loro numero sia sotto la soglia di rischio per il governo. Del resto i numeri aiutano: per approvare la risoluzione che dà via libera alla riforma non servono maggioranze qualificate, basta un voto in più dei contrari. «I sì possono oscillare tra 155 e 160, anche detraendo una quindicina di grillini - calcola il dem Ceccanti - mentre i no possono arrivare al massimo a 140-145». Fine dei giochi: il 10 dicembre Conte starà serafico al suo posto e non si aprirà nessuna crisi. Certo per farlo intendere ai 5 Stelle c'è voluto non solo uno sproloquio di Beppe Grillo, ma persino un intervento anomalo del Colle, mirato ad agitare lo spauracchio dello scioglimento delle Camere, ma tant'è. Anche il ministro dell'Economia Gualtieri si dice ottimista: «Sono assolutamente fiducioso che ci sarà un voto positivo».
Ora il problema si sposta tutto in casa Pd e dintorni: cosa sarà scritto in quella risoluzione? Perché i grillini hanno trovato una mediazione assicurando che nel testo ci sarà l'impegno a non attivare mai il Mes sanitario, e Conte (con Grillo) ha già promesso che sarà così. Ma questo costituirebbe un'umiliazione cocente per Zingaretti (nel tondo) e per il suo partito, che continuano a ripetere quanto invece sarebbe importante quel finanziamento di 37 miliardi per un Paese disastrato come l'Italia. Per rimettere in sesto la sanità italiana, spiega il ministro Speranza, di miliardi ne servirebbero 68. «Sappia M5s che sul Mes sanitario non abbiamo cambiato idea», assicura il capogruppo dem al Senato Marcucci. «Il Mes è vantaggioso e conviene prenderlo», dice Zingaretti, per poi aggiungere subito: «Il dibattito è aperto». Matteo Renzi, consapevole della contraddizione irrisolta nella maggioranza, invita il Pd a fare finalmente sul serio: invece di ripetere che il Mes sanitario servirebbe, «Zingaretti e Franceschini facciano fino in fondo la battaglia per prenderlo», assumendosene il rischio. I due, però, se ne sono fin qui guardati bene, spaventati dalle possibili conseguenze. La mediazione quindi sarà una risoluzione che non dica nulla e si limiti a prendere atto delle comunicazioni di Conte. Il quale, col suo eloquio da azzeccagarbugli, assicurerà oralmente i grillini che del Mes sanitario non si parla neppure, tanto l'Italia - come ama ripetere - «di soldi ne ha già tanti» (sorvolando sul piccolo particolare che sono tutti a debito), quindi possiamo buttare 37 miliardi nel cestino. Il Pd, come al solito, incasserà l'umiliazione in cambio della stabilità.
Intanto però i paesi europei guardano con crescente allarme alle inconcludenti convulsioni che paralizzano su tutti i fronti il governo italiano, e ne fanno un partner scarsamente affidabile: «L'Italia gioca col fuoco», titolava ieri la tedesca Welt. Mentre lo Spiegel ricordava al tronfio capo dell'esecutivo che il suo paese è «il paziente a rischio d'Europa».
Segnali non rassicuranti per Conte, che attende speranzoso la manna dal cielo dei 200 miliardi di Recovery Fund da gestire. Perché, fatta la legge finanziaria e superato il picco dell'emergenza e il rischio voto, l'incidente parlamentare potrebbe arrivare sul serio.
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