Enrico Letta tiene coperte le carte da calare sul tavolo per l'incastro sull'elezione del prossimo Presidente della Repubblica. Per ora il segretario del Pd spinge i nomi di bandiera: Romano Prodi, Walter Veltroni, Pier Luigi Bersani. Sapendo che, stavolta, la bilancia dei numeri pende, ai nastri di partenza, dal lato del centrodestra. Tutti candidati destinati essere bruciati nelle prime votazioni. Letta sa bene che per piazzare al Colle un nome gradito ai dem non bisogna sbagliare alcuna mossa. Il primo ostacolo da superare è la spaccatura nel fronte giallorosso. Il rischio sono le defezioni nell'alleanza, dove possono incunearsi candidati del centrodestra. Che dal quarto scrutinio in poi potrebbero spuntarla. La prima mossa è individuare un profilo che compatti il «fronte largo» da Conte e Calenda. Il nome che dal Nazareno viene considerato più solido per l'operazione Quirinale conduce a Paolo Gentiloni, commissario Ue agli Affari economici. È la prima scelta di Letta, su cui punterà il segretario per incassare l'elezione di un presidente della Repubblica espressione del Pd.
Perché proprio Gentiloni? L'ex premier gode del sostegno delle due ali della coalizione: Calenda e Speranza. Certo, il leader di Italia viva Matteo Renzi non farebbe salti di gioia: i rapporti tra i due non sono più idilliaci dai tempi dell'avvicendamento nel 2016 a Palazzo Chigi. Sul nome di Gentiloni c'è il sì di Calenda: «Draghi sarebbe un ottimo presidente della Repubblica, ma è meglio che resti a Palazzo Chigi, ha bisogno di più tempo per cambiare le cose. Penso che Paolo Gentiloni abbia il profilo giusto, sarebbe uno straordinario presidente», taglia corto il leader di Azione. C'è l'ok di Giuseppe Conte che nel 2019 indicò Gentiloni commissario Ue. L'ex premier Pd riscuote consensi e simpatie anche in Forza Italia. C'è da convincere solo Renzi. E non sarà semplice. Ma per Gentiloni ci sono insidie anche nel Pd, dove Dario Franceschini coltiva, in silenzio, il sogno di approdare al Colle grazie alla triangolazione con Di Maio e Renzi.
Sogni a parte, i due anni in commissione Ue sono serviti a Gentiloni per accreditarsi presso tutte le cancellerie europee. Il pedigree c'è tutto. E poi, ragione da non sottovalutare, l'approdo di Gentiloni al Colle libererebbe una poltrona in Europa. In tanti potrebbero ambire all'incarico di commissario agli Affari economici. In fila ci sono Renzi, Conte, Bersani. Ma il presidente del Consiglio Mario Draghi potrebbe decidere di indicare Giancarlo Giorgetti, il ministro dello Sviluppo economico e numero due della Lega. Motivo per cui dalla quarta votazione in poi un pezzo del Carroccio, vicino a Giorgetti, potrebbe far convergere i propri voti su Gentiloni. Movimenti da tener d'occhio.
La seconda carta di Letta è Giuliano Amato. L'ex presidente del Consiglio potrebbe rientrare in partita in caso di accordo Pd-Forza Italia. Ipotesi al momento molto lontana. Il centrodestra sembra intenzionato a puntare compatto sul leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. È il candidato che ai nastri di partenza ha più voti.
I centristi di Italia viva potrebbero determinare, dal quarto scrutinio in poi, l'elezione del Cavaliere. Le trattative sono ufficialmente partite.C'è la variabile Draghi che potrebbe scompaginare il quadro: il capo del governo potrebbe accettare il trasloco al Colle. A quel punto partita chiusa al primo scrutinio.
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