Compromesso al rialzo. Ma i problemi restano

Dopo mesi di discussioni, annunci, spaccature, passi in avanti seguiti da repentine smentite, i paesi dell'Unione europea hanno approvato il tetto al prezzo del gas

Compromesso al rialzo. Ma i problemi restano

Dopo mesi di discussioni, annunci, spaccature, passi in avanti seguiti da repentine smentite, i paesi dell'Unione europea hanno approvato il tetto al prezzo del gas. Si tratta di un importante risultato per l'Italia che dall'inizio della guerra in Ucraina si è spesa per l'approvazione di un price cap europeo sul metano guidando il fronte dei paesi favorevoli alla misura. Sia il premier Giorgia Meloni sia il ministro per l'Ambiente e la sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin (nella foto), hanno espresso soddisfazione definendo la decisione europea «una grande vittoria italiana» e riconoscendo il ruolo svolto anche dal precedente governo con Mario Draghi e Roberto Cingolani.

In effetti, se si paragonano le condizioni finali con quelle inizialmente proposte dalla commissione europea, è evidente il lavoro fatto dalla diplomazia italiana. Superando uno stallo durato vari mesi, a fine novembre si era finalmente giunti a una proposta da parte della Commissione Ue con un price cap a 275 euro al megawattora per due settimane consecutive. Una proposta che aveva suscitato vivaci proteste a causa delle condizioni di attivazione mai raggiunte nemmeno nei momenti più critici della crisi energetica. Da lì la trattativa con una nuova proposta della presidenza ceca fino all'accelerazione la scorsa settimana al Consiglio europeo.

Il punto di mediazione raggiunto ieri al Consiglio energia, fissa il tetto al prezzo del gas a 180 euro al megawattora facendo scattare il meccanismo di correzione a tre giorni. L'accordo arriva dopo un lungo tira e molla che ha visto da un lato Italia, Francia, i paesi mediterranei, Belgio, Polonia, Romania e dall'altro Germania, Olanda, i paesi scandinavi. Proprio il via libera tedesco è stato determinante per l'approvazione mentre l'Olanda e l'Austria si sono astenute e l'Ungheria ha votato contro. I timori dei paesi detrattori della misura è che la Russia possa reagire interrompendo i flussi di gas verso l'Europa come più volte minacciato. Non si è fatta attendere la risposta di Mosca all'annuncio dell'approvazione del price cap che ha affermato: «Reagiremo».

Al tempo stesso però la reazione del Cremlino testimonia come un tetto al prezzo del gas, se ben concepito in un mercato ampio come quello europeo, possa rappresentare uno strumento utile per calmierare i prezzi. Il punto sono le condizioni in cui scatterà il price cap.

Nonostante la mediazione italiana e i migliori requisiti rispetto a quelli proposti dalla Commissione, è difficile che un price cap a queste condizioni possa entrare in vigore ed essere realmente utile a meno che (circostanza non auspicabile) l'Europa ripiombi in una crisi di approvvigionamento del gas.

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