Nel centrodestra dovrebbero rendersi conto che questo è il momento di lucidare l'argenteria della sua componente liberale, particolarmente importante nel caso in cui Giorgia Meloni vincendo, reclamasse Palazzo Chigi. Idem per Salvini. Il fatto che si stia proponendo agli elettori un frettoloso «Frankenstein centrista» scucito e rattoppato dai personalismi che lo compongono, dovrebbe mettere la coalizione in grado di valutare quanto sia importante sostenere la sua componente centrista e liberale affinché contenda a Calenda, Renzi e agli altri cosmonauti, i voti in libertà degli orfani della politica libera. Perché se invece quell'area, benché maggioritaria, uscisse striminzita dalle urne, la sua debolezza sarebbe un ostacolo anche per Meloni e Salvini sia sul piano interno e più ancora su quello internazionale. È adesso che il centrodestra ha la massima convenienza di difendere il suo primato contendendolo a una concorrenza frutto di liti e ripensamenti. Si tratta di riportare a casa i propri elettori malgrado la chiassosa visibilità dei nuovi venuti e dei loro effetti speciali.
Soltanto la storica coalizione può vantarsi di aver sempre difeso l'unica ideologia praticabile: quella di chi vuole il progresso nella modernità e nella libertà, e non soltanto nell'ovvia difesa del carrello della spesa. Il momento del coraggio è oggi, perché oggi si è materializzata una concorrenza liquida e rattoppata che si comporta come il cuculo, uccello che occupa il nido altrui fregandosi anche le uova.
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