Consulta, ora è stallo sul giudice "tecnico". E la seduta slitta

Vertice dei leader a Palazzo Chigi. Voto rimandato ancora al 30 gennaio

Consulta, ora è stallo sul giudice "tecnico". E la seduta slitta
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È una brusca frenata quella che arriva nel tardo pomeriggio sull'elezione dei giudici della Consulta. Dopo una giornata apparentemente promettente in cui circolano fin dall'ora di pranzo voci sull'approssimarsi di un accordo tra maggioranza e opposizione, si susseguono vertici e confronti incrociati e viene inoltrato sulle chat dei gruppi parlamentari l'invito delle grandi occasioni - quello a essere presenti massicciamente in Aula - arriva la fumata nera e un altro rinvio. La seduta comune per l'elezione di quattro giudici della Corte Costituzionale viene sconvocata e rifissata al 30 gennaio. Altri sette giorni di tempo, quindi, per trovare un accordo sui nomi che dovranno andare a completare la Consulta, ricostituendo il plenum e superare l'attuale situazione che la vede in formazione ridotta, con soli undici membri, il numero legale minimo.

Nella partita che si gioca da mesi resta da sciogliere soprattutto il nodo del quarto nome, quello del tecnico condiviso da maggioranza e opposizione e che, nel caso gli altri tre candidati siano uomini, dovrebbe essere una donna. «Aspettiamo che la sinistra trovi un accordo e ci faccia delle proposte per il candidato che dovrebbe essere al di sopra delle parti», dice Antonio Tajani. Fonti di maggioranza sottolineano come spetti all'opposizione fare una scelta: «Noi siamo tranquilli, dal centrosinistra ci aspettiamo un nome neutro, non di partito, all'interno di una terna. È l'opposizione che ha il problema di presentare questa terna». La vicenda nel corso della giornata viene affrontata nel vertice che va in scena a Palazzo Chigi tra Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi ed è anche tra i punti del faccia a faccia alla Camera tra la segretaria del Pd Elly Schlein e i leader di Avs Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli.

Sono stati dieci finora i tentativi di arrivare in Aula con un accordo blindato. Per eleggere i giudici costituzionali servono i due terzi dei parlamentari nelle prime tre votazioni, i tre quinti dalla quarta in poi. Soglie che presuppongono il raggiungimento di un'intesa larga, ancora assente in particolare sul profilo «indipendente». Restano fermi, invece, i nomi degli altri due giudici, quello in quota Fratelli d'Italia Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico di Palazzo Chigi, e Massimo Luciani, accademico dei Lincei, indicato dal Pd. Da definire anche il nome indicato da Forza Italia - su cui resiste uno stretto riserbo - e un tecnico, probabilmente una donna di comune gradimento di maggioranza e opposizione. Lo schema è 2-1-1.

Per la figura tecnica condivisa sono circolati i nomi di Valeria Mastroiacovo, Luisa Corazza, di Lorenza Violini e dell'avvocato generale dello Stato Gabriella Palmieri Sandulli. Per Forza Italia i nomi che circolano sono quelli dell'avvocato ed ex parlamentare Roberto Cassinelli e del professor Andrea Di Porto. Ma in sette giorni le carte potrebbero tornare a mescolarsi.

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