Conte in bilico bluffa ancora: ascolteremo il centrodestra

Sul Piano di rilancio vuole coinvolgere l'opposizione, che però resta fredda. Continua il pressing dem sul premier

Conte in bilico bluffa ancora: ascolteremo il centrodestra

L'avvocato del popolo punta a un nuovo rinvio dell'udienza sul proprio futuro. Il premier Giuseppe Conte prende tempo. Allontana il verdetto finale. Si muove su un terreno minato da alleati e opposizioni. Cerca una sponda nel centrodestra (dopo gli insulti rivolti durante le conferenze stampa in piena emergenza coronavirus). Ma incassa solo bocciature. La «montagna» degli Stati generali dell'economia partorirà forse (tra una settimana) il «topolino» di una bozza di piano di rilancio. Sono stati più i no (Confindustria, professionisti, commercianti), che i sì incassati.

Il premier prova a rinviare la resa dei conti: «Confidiamo già la settimana prossima di rivedere il programma e provare a chiuderlo. Faremo un confronto con le forze politiche di opposizione, dopodiché avremo la bozza di piano di rilancio a cui lavorare alacremente nelle prossime settimane», annuncia nella penultima giornata degli Stati generali, incontrando a Villa Doria Pamphilj i rappresentanti delle società partecipate. Nel pomeriggio, il presidente del Consiglio incontra cittadini e rappresentanti delle professioni per discutere di tasse, cassa integrazione e bonus. E dribbla ancora sulla questione Recovery plan: «Concretamente da questo piano (bozza) ricaveremo il Recovery plan che presenteremo a settembre. L'ho ribadito al Consiglio europeo. Il fatto che l'Italia, anziché come spesso accaduto in passato, sia stato il primo Paese in Ue a predisporsi a questo rilancio è un valore. Qui non è solo questione di intervenire sui Paesi e le zone più colpite, ma predisporre sostegni economici in forma di grants and loans per quei Paesi che per fisionomia e struttura, capacità di spesa negli anni, hanno minore reazione, minore resilienza. Noi siamo tra quelli», spiega il premier.

Le opposizioni, però, non si fidano. «Sospensione di versamenti Irpef, Ires e Iva fino all'autunno. Taglio di burocrazia e codice appalti, con sblocco di 200 cantieri. Soldi a fondo perduto per turismo, partite Iva e settore auto. Flat Tax al 20% per gli autonomi che fatturano fino a 100.000 euro. Le proposte la Lega le ha già presentate da tempo, in Parlamento. Non abbiamo bisogno di ville o sfilate», replicano dal Carroccio, da dove però in serata arrivano parole che suonano distensive: «Speriamo che l'eventuale invito a Chigi o in Parlamento sia produttivo e non come successo mesi fa quando la Lega aveva sollevato il tema della cig e non solo, purtroppo inascoltata».

Giorgia Meloni fa una timida apertura: «Fratelli d'Italia ha sempre partecipato al confronto quando ci è stato chiesto nelle sedi opportune. Siamo dunque disponibili anche stavolta, ma per svelare il bluff chiederemo conto al governo e al premier delle proposte di buon senso che abbiamo presentato al decreto Rilancio e che anche stavolta la maggioranza sta bocciando a raffica».

Forza Italia resta prudente: «A Villa Pamphilj, quella che è parsa la settimana del prêt-á-porter si avvia a conclusione in un clima da bar sport. Naturalmente non abbiamo niente contro il ristoratore, la guida turistica o il musicista, ricevuti da Conte. Ognuno di loro ha sicuramente dato al premier consigli migliori dei suoi assistenti: solo che la simpatica trovata conferma che l'iniziativa è stata orchestrata dall'ottimo Casalino. Peccato che non sia stata un successo né di pubblico né di critica», attacca Mariastella Gelmini, capogruppo di Fi alla Camera.

Ora Conte proverà a fuggire soprattutto dal chiarimento politico in casa, con Pd e Cinque stelle, i due soci dell'alleanza giallorossa. Dal Nazareno continua il pressing su più dossier: Autostrade, Ilva, caso Regeni. Ma a Palazzo Chigi guardano con timore l'operazione Roberto Gualtieri: il ministro dell'Economia è iper-presente, nelle ultime settimane, in tv e sulla carta stampata. È pronto il piano sostituire Conte con Gualtieri?

Dal fronte grillino non arrivano segnali positivi: la guerra Di Maio-Grillo-Di Battista rischia di travolgere

l'avvocato del popolo. Le avvisaglie di questa guerra si sono viste in Senato (voto sul decreto elezioni): la maggioranza giallorossa continua a perdere pezzi. Il prossimo sgambetto (Mes) potrebbe essere fatale per Conte.

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