La linea Mettete dei fiori nei vostri cannoni sta esacerbando il clima nel mondo della Difesa. L'ultimo episodio di contestazioni in divisa arriva dal generale Giorgio Cornacchione, ormai in riserva, ma pur sempre un alto ufficiale che ha avuto ruoli di primo piano: il generale degli Alpini è stato consigliere militare di due premier, Mario Monti ed Enrico Letta.
Il colpo stavolta arriva non al ministro Elisabetta Trenta, ma direttamente al premier Giuseppe Conte una cui dichiarazione, molto vicina alla linea «disarmata» portata avanti dalla Trenta, ha provocato grande irritazione tra le stellette. L'incidente diplomatico risale al discorso pronunciato da Conte durante la visita alla Cittadella della Pace a Rondine (Arezzo): «Rinunciamo all'acquisto di 5 fucili per sostenere le vostre iniziative -ha annunciato- Non è stata una cosa facile». Alla platea il premier ha svelato che «l'obiezione della Difesa è stata: Eh, ma ci saranno 5 dei nostri senza fucili e io ho risposto: va bene, vorrà dire che andranno nelle retrovie a parlare di pace». Conte non ha dimenticato di ringraziare «il mininistro della Difesa, Elisabetta Trenta, perché ha compreso subito l'importanza dell'iniziativa», sottolineando che non era stata lei a opporsi.
La battuta che ha strappato applausi e risate alla platea «pacifista» ha ferito i militari (anche i Cocer mediterebbero un intervento) tanto da provocare la reazione del generale degli Alpini, non certo incline al protagonismo: «Sono uso a obbedir tacendo. Ma oggi no -ha scritto Cornacchione al premier- Dopo aver visto il Suo sorriso e sentito le espressioni ironiche da Lei pronunciate, sto tradendo per la prima volta quel motto». Nella lettera, diffusa da Analisi Difesa, l'alto ufficiale affonda così: «Io ho avuto l'onore, e il profondo dolore, di accompagnare in Italia dall'Iraq e dall'Afghanistan le bare di molti nostri caduti. Ho visitato e incontrato in ospedale e fuori tanti nostri feriti e mutilati, inchinandomi sempre davanti al loro senso del dovere, all'accettazione serena di ogni menomazione convinti e orgogliosi di averlo fatto per l'Italia. Non parlavano di guerra, non si esaltavano al ricordo degli scontri a fuoco, erano convinti -come me, loro Comandante- di aver fatto quello che il Paese voleva da loro, con paura certo, ma con grande coraggio!». La conclusione? «Io penso che oggi Lei li abbia profondamente offesi, la sua frase detta sorridendo e sollevando le risate della platea andranno nelle retrovie a parlare di pace non può essere accettata, nemmeno in campagna elettorale». Reazioni anche tra i politici: «Da Conte vergognosa propaganda anti militarista», affonda Giorgia Meloni.
Le nuove tensioni tra i militari
seguono quelle per la linea della Difesa sulla Libia e il gesto del generale di Brigata Paolo Riccò che abbandonò la celebrazione del 25 aprile in polemica con l'Anpi che accusò i militari italiani di essere dei sanguinari.
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