Conte già archiviato, Speranza rischia

Il Tribunale dei ministri salva il premier. Il ministro indagato per il piano pandemico

Conte già archiviato, Speranza rischia

Il coraggio, se uno non ce l'ha, non se lo può dare. Il Tribunale dei ministri di Roma liquida a «decisioni dall'evidente carattere politico» la lunghissima catena di errori, omissioni e decisioni scellerate di Giuseppe Conte, Roberto Speranza, dei ministri Luciana Lamorgese, Lorenzo Guerini, Luigi Di Maio, Roberto Gualtieri e Alfonso Bonafede, di Cts e Iss che hanno portato l'Italia ad avere uno dei tassi di mortalità più alta d'Europa, scelte che portarono «dati epidemiologici incompleti, spesso non ancora sistematizzati e fatalmente imprecisi», figli di quel caos ma oggi usati come alibi.

«Un lockdown anticipato non avrebbe evitato il contagio», dicono ancora i giudici romani, chiamati in causa da cittadini e parenti delle vittime. Ma la mancata applicazione del piano pandemico resta un'ipotesi di reato ancora tutta da valutare, almeno secondo la Procura di Roma che proprio ieri ha deciso di indagare 13 persone nel filone aperto lo scorso novembre grazie alle inchieste sulla pandemia di Bergamo (e anticipato dal Giornale) tra cui gli ex ministri della Salute Speranza, Giulia Grillo e Beatrice Lorenzin per «omissione in atti d'ufficio» assieme agli ex dg Giuseppe Ruocco e Ranieri Guerra e altri funzionari per «falsità ideologica», in quanto avrebbero raccontato balle all'Oms e alla Commissione europea dopo il 2006. Il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro è indagato invece per «truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche».

Per i giudici romani non aver applicato il piano, come chiedeva invece insistentemente il direttore scientifico dello Spallanzani, Giuseppe Ippolito (anch'egli indagato), non configura l'epidemia colposa: «L'indirizzo prevalente è che la condotta di epidemia colposa non può che essere commissiva», scrivono i giudici, anche se la giurisprudenza non è unanime.

È una tegola per l'ipotesi accusatoria della Procura bergamasca guidata da Antonio Chiappani, che vede indagato anche il governatore della Lombardia Attilio Fontana per la mancata istituzione della zona rossa in Val Seriana. E che rischia di condizionare il resto dei procedimento aperti, non da ultimo quello «gemello» al Tribunale dei ministri di Brescia.

Dalle carte di quella indagine emerge che l'allora viceministro Pierpaolo Sileri chiese di «effettuare una ricognizione su posti letto, respiratori e personale» ma Giuseppe Ruocco, all'epoca segretario generale del ministero gli rispose che bastava la «mappatura rispetto ad uno scenario di bassa gravità». A verbale l'allora capo di gabinetto del ministero, Goffredo Zaccardi (da sempre ostile a Sileri) sarebbe stata «una scelta di Conte e degli altri ministri» opporsi alla zona rossa a Nembro e Alzano Lombardo e «spostare l'attenzione verso l'evolversi dell'epidemia in aree vaste del Paese». Al contrario il «ministro Speranza era favorevole».

La sinistra guarda al bicchiere mezzo vuoto dell'archiviazione romana ed esulta, qualcun altro all'estero invece ragiona sul fatto che la mancata applicazione del Piano e le bugie dette ai nostri partner internazionali, al netto delle eventuali conseguenze di carattere penale, espongono il nostro Paese alla gogna e rafforzano l'idea, già suffragata da dati statistici, che l'Italia sia stato il cluster d'Europa e che il virus si sia inoculato in Europa grazie alle porticine lasciate aperte dal governo giallorosso.

Secondo Robert Lingard, esperto di comunicazione e analisi e già consulente dei legali dei familiari delle vittime del Covid che oggi verrà sentito per la commissione d'inchiesta parlamentare sul Covid «mentire a Oms e Ue sulla preparedness significa comunicare una percezione distorta della sicurezza sanitaria e quindi della sicurezza nazionale agli stati esteri». Un altro filone che rischia di allungarsi sull'ex premier.

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