Enrico Letta è proprio sfortunato, neanche Giuseppe Conte è riuscito a fare fede ai patti stipulati. Dopo la scissone di Carlo Calenda ora anche l'avvocato punta i piedi e abbandona il PD. In Sicilia è divorzio, Conte straccia l'accordo elettorale e annuncia che correrà da solo e schiera il grillino Nuccio di Paola. «Alto tradimento!» tuonano dal Partito Democratico.
E così il sogno di conquistare la regione è già svanito. Una doccia fredda per Caterina Chinnici, un temporale estivo. Un tuono così forte da averla stordita. «Bisogna riflettere» dice ai suoi.
Non ci sono più le condizioni per conquistare Palazzo d'Orléans tanto che la candidata presidente sta meditando l'addio. Una scelta «per dare riscatto e dignità a tutta l'isola» dice Conte. Ma i dem non ne sono così convinti. «E' solo una questione di opportunità» dicono «vuole farci fallire».
E Claudio Fava, leader di Centopassi attacca: «È un bugiardo, aveva già deciso di rompere». E pensare che proprio domenica Conte aveva aperto (e poi subito chiuso dopo le ire dei suoi) ad un governo con il Partito Democratico. Il motivo della rottura in Sicilia? Ufficialmente le liste elettorali. «C'è un'impasse dovuta all'insistenza dei democratici per infilare nelle liste esponenti impresentabili» denuncia. Un problema che, quasi sicuramente, non avrà l'avvocato avendo scelto singolarmente ogni candidato per le politiche. Posto solo per i più fidati, per i contiani di ferro. Quelli che, durante la crisi interna, non gli hanno mai voltato le spalle.
Gli scranni sono pochi e, con il Movimento 5 stelle tra il 9 e il 10%, a dire degli ultimi sondaggi, saranno 24 massimo 26 gli eletti alla Camera e, forse, 13 o 15 al Senato. E così le «democratiche» parlamentarie lasciano spazio al listino scritto di pugno dall'avvocato. «Abbiamo dei dati che danno il trend in continua crescita» dicono da via di Campo Marzio, la sede del Movimento, per nulla preoccupati dopo lo strappo in Sicilia.
«In bocca al lupo ragazzi, da oggi si fa sul serio!» si legge su una delle tante chat dei 5 stelle impegnati in campagna elettorale. Un gruppo WhatsApp per ogni regione, dalla Sicilia al Piemonte con tutti i candidati. Giuseppe Conte non c'è in nessuna di queste chat, nonostante sia candidato in quattro regioni. Lombardia, Campania, Puglia e Sicilia. Collegio blindato per il procuratore antimafia Federico Cafiero de Raho, primo del listino in Emilia-Romagna e in Calabria, dietro di lui Vittoria Baldino ansiosa perché rischia di non mettere piede a Montecitorio. Ma il plotoncino di Conte si nutre anche di altri nomi, come quello di Chiara Appendino, ex sindaco di Torino blindata in tutti i collegi del Piemonte. Alfonso Colucci, il notaio dell'avvocato, per intenderci, è stato sistemato nel collegio Lazio 2 insieme al frontman Francesco Silvestri bloccato nel collegio Lazio3. In Sicilia c'è posto per altri fedelissimi come Luciano Cantone e Filippo Scerra. Per l'ex magistrato Mario Turco posto sicuro in Senato in Puglia. Stefano Patuanelli ed Ettore Licheri mirano a Palazzo Madama paracadutati in più collegi.
In Abbruzzo, invece, corre Daniela Torto, legata a Michele Gubitosa, candidato in Campania. Esclusa, invece, Teresa Manzo accusata di aver votato più volte alle parlamentarie del 16 agosto per sé stessa.
Deve sicuramente tornare in Parlamento a tutti i costi il vicepresidente del Movimento Riccardo Ricciardi candidato in Toscana. Ma in dolce compagnia. Con lui la sua fidanzata, Gilda Sportiello. Ma non chiamatela parentopoli. Sono solo affari di «famiglia».
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