
Milano C'è una sfilza di nuovi indagati nell'inchiesta della Procura di Milano sui flussi finanziari che lambiscono la Lega. A quelli dei tre commercialisti finiti agli arresti domiciliari e dell'intermediario finanziario Roberto Tradati, si sono aggiunti una serie di nominativi che confermano la direzione presa dall'inchiesta: ormai la faccenda della Lombardia Film Commission, l'ente regionale che acquistò dai commercialisti leghisti un capannone a Cormano, è solo il dettaglio di partenza, il varco utilizzato dalla Procura per entrare a scavare a 360 gradi sulla contabilità del partito di Matteo Salvini. La Guardia di finanza ha un mandato preciso: non lasciare nulla di inesplorato, dare la caccia a tutte le operazioni anche vagamente sospette.
Anche i nuovi nomi confermano questa strategia: tra gli inquisiti c'è per esempio Vanessa Servalli, compagna del cugino di uno degli arrestati, che è la amministratrice della società che paga i servizi della cosiddetta «Bestia», ovvero la macchina di propaganda del Carroccio. È la società della Servalli a pagare Luca Morisi, Matteo Foa e gli altri gestori dei social network di area. E allo stesso modo stanno finendo nel mirino altri collaboratori dello stato maggiore di via Bellerio, tutti considerati vicini a Matteo Salvini. Se è chiara la strategia investigativa, meno chiare sono le ipotesi di reato che stanno via via prendendo forma. Perché se da un lato è oggettiva la tortuosità di alcuni passaggi di denaro, l'origine e la destinazione finale del denaro non sembrano - neanche nella ricostruzione della Procura - presentare particolari anomalie. I flussi di denaro in entrata provengono da sottoscrizioni di privati e di aziende e dal 2 per mille, e vengono utilizzati per fini istituzionali della Lega. L'entità di alcune voci di spesa appare francamente eccessiva, e singolare il ripetersi con frequenza degli stessi nomi tra i beneficiati: e per questo all'interno della Lega le recenti rivelazioni di stampa hanno creato vivi malumori, perché si è scoperto che a venire privilegiati come fornitori del partito erano i fedelissimi del segretario nazionale. E a ravvivare i brontolii c'è il sospetto che tra gli ammessi al business qualcuno portasse a casa più del giusto.
Formalmente, la Lega si sente confortata dal fatto che i bilanci degli anni su cui sta scavando la Procura milanese sono già passati al vaglio della commissione Trasparenza e bilanci dei partiti, l'organismo indipendente nominato dai presidenti delle due Camere e composto unicamente da magistrati contabili. Ma questa certificazione non basta fare dormire sonni tranquilli a Salvini e ai suoi. Perché l'assedio è tale che prima o poi qualcuno degli indagati potrebbe essere tentato di trasformarsi in testimone d'accusa.
L'altro giorno Michele Scillieri, uno dei tre commercialisti agli arresti domiciliari, è stato sentito a lungo dai pm: ma il suo interrogatorio non è stato segretato. Quindi di bombe, almeno a breve, non dovrebbero esploderne.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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