C'è chi ha accusato il padre di Giulia di aver calcolato ogni reazione al dramma per promuovere la sua azienda, c'è chi in un video millantava di poter descrivere «come è stato ricomposto il suo cadavere». E poi insulti alla famiglia, odio per la sorella Elena e per la stessa 22enne, vittima del suo ex fidanzato.
La misura è colma, si sarà detto Gino Cecchettin. E poche ore fa sono partite le prime denunce: due querele per diffamazione le ha presentate l'uomo contro gli autori di decine di frasi di odio rivolte a Giulia sul web. Si tratta di più individui, alcuni dei quali ancora da identificare perché nascosti dietro profili social. Il legale della famiglia Stefano Tigani li definisce «leoni da tastiera» da fermare subito. Una terza querela l'ha invece firmata Elena nei confronti del consigliere regionale Stefano Valdegamberi, che in un post aveva scritto «ha simboli satanici e fa la recita».
Non solo insulti ma anche minacce di morte, sarebbero centinaia le frasi indicibili che la famiglia ha ricevuto in queste settimane. Un'onda di tale gravità che la reazione della famiglia potrebbe essere solo all'inizio: nei prossimi giorni dovrebbero infatti venire presentate nuove denunce alla Polizia Postale.
«Ogni attività diffamatoria e denigratoria posta in essere nei confronti di Cecchettin e della propria famiglia troverà pronta reazione a termini di legge - avverte l'avvocato Tigani, dell'associazione Penelope -. È spaventoso dover vedere simili azioni in una tragedia di queste dimensioni e nel dolore che questa famiglia sta vivendo. È doveroso assumere ogni iniziativa conseguente».
Tik Tok, Facebook, X, Instagram. Frasi, video, foto, meme: ogni social e tutte le forme espressive finiranno nel mirino dell'associazione Penelope, perché anche se si tratta solo di una macchia nell'oceano della vicinanza e della solidarietà le segnalazioni di post diffamatori sono piovute sulla scrivania di Tigani a flusso continuo per settimane. La famiglia Cecchettin, provata dal dolore di una perdita tragica, dolorosa e a tratti anche spettacolarizzata, dovrà pensare anche a questo per i prossimi tre mesi periodo entro il quale potrà fare denuncia.
«Siamo pronti a presentarne anche cento, se necessario. È una questione di immagine e onorabilità. Ma siccome queste persone le puoi colpire solo nel portafoglio, valuteremo se chiedere un risarcimento», conclude Tigani.
Nel tritacarne erano già finiti Sergio Mattarella, presidente della Repubblica, poi Liliana Segre, sopravvissuta ai campi di sterminio e senatrice a vita. A subire l'odio social ancor più difficile crederlo - è ora Giulia Cecchettin, studentessa di 22 anni vittima di femminicidio.
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