Lui procede spedito, scandisce un prevedibile «bianca» dietro l'altro. Lei prende in mano ogni scheda e la passa ai segretari d'Aula, quelli della Camera. Eh sì perché la giornata dei due presidenti è cominciata con un altro bisticcio nella capigruppo congiunta poche ore prima dell'inizio della prima votazione. Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato, chiede di inserire anche i segretari d'Aula di Palazzo Madama tra i componenti del «seggio elettorale» chiamato alla gestione delle operazioni di voto per l'elezione del Capo dello Stato. Ne nasce un piccolo caso. La richiesta di Casellati viene accolta con stupore dai partecipanti alla capigruppo e bocciata perché considerata «contro il regolamento». Sempre nella stessa riunione, nella mini sfida tra la seconda e la terza carica dello Stato, Roberto Fico mette invece a segno un punto: in tutte le votazioni lo stesso Fico leggerà solo il cognome del prescelto da ogni singolo grande elettore nel caso in cui «la scheda rechi solo tale indicazione ovvero, quando, pur riportando altre notazioni, sia comunque unicamente individuabile il soggetto cui è attribuito il voto». Il presidente della Camera leggerà invece nome e cognome quando entrambi verranno riportati sulla scheda e «la lettura del solo cognome non consenta l'univoca attribuzione del voto». Per il grillino si tratta di un modo per evitare le «conte» anti-franchi tiratori. Una richiesta che Fico aveva già avanzato una settimana fa, quando era forte lo spauracchio di una candidatura di Silvio Berlusconi, con le voci che si rincorrevano su possibili sistemi - in realtà adottati da sempre - per associare a ogni partito della coalizione una determinata dicitura nell'espressione del voto.
I due per tutta la giornata, dallo scranno più alto di Montecitorio, parlottano dietro la mascherina. Bianca per Fico, scura per Casellati. Soltanto qualche pausa senza protezione per un sorso d'acqua. L'esponente pentastellato ogni tanto si sgranchisce le spalle. La parlamentare di Forza Italia suggerisce la corretta pronuncia dei cognomi al segretario d'Aula durante le varie chiame. Inflessibile, Casellati, quando Fico pronuncia per la prima volta il suo nome, anzi il suo cognome, in una delle più di mille schede scrutinate. Con un retroscena affollato di incontri carbonari e con gli stessi nomi sempre sul tavolo, i presidenti delle Camere si prendono la scena sormontando l'Aula. Eppure entrambi, nel riserbo più assoluto, stanno giocando il loro ruolo nella complicata partita che porterà all'elezione del prossimo presidente della Repubblica. La Casellati è entrata da mesi nel cosiddetto «toto-nomi» per il successore di Sergio Mattarella. Lei, tenendo fede alla sua carica istituzionale, ovviamente tace. Anche se alcune indiscrezioni la descrivono come attiva nel sottobosco di contatti di queste ore. Dal M5s spiegano che «anche qualcuno dei nostri la potrebbe votare». D'altronde i pentastellati l'hanno già votata come presidente di Palazzo Madama nel 2018, alle soglie della turbolenta era gialloverde. Fico, invece, si sta muovendo dietro le quinte del caos dei Cinque Stelle.
I rumors dicono che il presidente della Camera sia tra coloro che non escludono un passaggio di Draghi al Colle, previo accordo di governo per blindare la legislatura. Stessa scuola di pensiero di Grillo e del suo alter ego Luigi Di Maio. Dall'altro lato della barricata Giuseppe Conte. Tra un «bianca» e l'altra Fico e Casellati sono gli spettatori attivi della partita del Quirinale.
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