Così lo ius soli diventa l'arma per tirare a campare

Da battaglia di civiltà a merce di scambio. L'accusa di Forza Italia: una forzatura

Così lo ius soli diventa l'arma per tirare a campare

Roma - C'è chi parla di «psicodramma», e non sarebbe la prima volta. La sinistra, segnatamente gli eredi del defunto Pci in tutte le sue diramazioni, ci hanno abituato a mescolare la realtà in un'indecifrabile miscellanea nella quale si confondono i piani come in un cervello malato. D'altronde, non era uno slogan sessantottino, «il privato è pubblico»? Solo che qui, dalle parti del Nazareno, il pubblico è diventato invece «affare privato», e per «privato» s'intende l'interesse del partito che vi abita. A maggior ragione da quando è diventato l'architrave del sistema di distribuzione delle poltrone (e del loro mantenimento).

Prendete la questione dello «ius soli». Una «questione di civiltà» per eccellenza, dunque da portare avanti per raggiungere i rosei orizzonti del Progresso. Ma da «battaglia culturale» oramai si capisce benissimo che l'affare è degradato e svilto in una pura questione di sopravvivenza. Della legislatura e dei provvidi stipendi. Non essendo riusciti a fare il colpaccio al primo tentativo, lo «ius soli» si è trasmutato da scontro sui banchi parlamentari a merce di scambio sotto quegli stessi banchi. Fibrillazioni che si sono scaricate in tutte le vicende cui abbiamo assistito negli ultimi giorni, con il governo per la prima volta seriamente in affanno e il soccorso del Quirinale.

«Le crisi interne alla sinistra hanno sempre due tratti in comune - dice la forzista Deborah Bergamini -: tendono a monopolizzare il dibattito pubblico; si risolvono con una contropartita che accontenta diverse correnti della sinistra ma che divide il Paese. Non vorremmo che il confronto interno alla maggioranza registrato negli ultimi giorni sul tema delle Ong abbia come contropartita l'approvazione dello ius soli in autunno». Una forzatura evidente, visto che il Parlamento deciderebbe su un istituto così importante nella composizione e nell'identità degli stessi abitanti del Paese nell'ultimo scampolo di tempo rimasto a disposizione, e sulla base di accordi sottobanco di cui forse si è cominciato a vedere più di una traccia. Con l'illusione - ancora interesse privato del Pd in una res publica - di vincere magari le elezioni allargando il bacino elettorale a oltre 800mila stranieri, come sospetta la Bergamini. Forse non si arriverà a quest'ultimo affronto al popolo italiano, nella sfigatissima XVII legislatura, visto che tra i tempi di attuazione, quelli di iscrizione all'anagrafe eccetera, il treno delle prossime elezioni dovrebbe essere già partito. Però chi «pensa male» e fa pure peccato, spesso ci azzecca. E chissà se l'ultima diavoleria escogitata (la linea Minniti sulle Ong in cambio di un'approvazione di corsa dello ius soli) non finirà per tradire proprio l'inconfessabile desiderio di vincere con l'aiutino.

Considerato che le prossime elezioni potrebbero anche finire in parità, senza nessuna maggioranza possibile, e che tra le more degli incarichi la Burokrazia potrebbe fare il miracolo, ecco che le truppe cammellate dei «nuovi cittadini» potrebbero giungere nel giro di un anno a inserire nell'urna la scheda precompilata dal Nazareno. Voto fisso, sapete per chi.

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