Normalizzare, ma senza esagerare. Facendo proprio l'invito alla prudenza del presidente Sergio Mattarella di fronte ad un virus che ha cambiato faccia ma non è ancora sconfitto, i medici sono sulle barricate contro lo stop alle mascherine negli ospedali e nelle Rsa. Da domani decade l'obbligo, ma il dibattito è ancora aperto e chi lavora in corsia, nonostante il Covid oggi faccia meno paura, non ritiene opportuno abbandonare ogni precauzione nelle strutture sanitarie.
«L'epidemia non è finita, anche se al momento la pressione ospedaliera è sotto controllo.
Per questo, abbassare la guardia, ipotizzando di abolire l'obbligo delle mascherine negli ospedali, sarebbe un rischio che non possiamo correre anche perché proprio negli ospedali ci sono i soggetti più fragili e più a rischio», dice Pierino Di Silverio, segretario nazionale dell'Anaao Assomed, il maggiore sindacato dei medici ospedalieri. È probabile che l'obbligo decadrà e i direttori generali dei vari ospedali ne raccomanderanno l'uso. Tanto che la vicepresidente e assessore al Welfare della Lombardia, Letizia Moratti, ha convocato domani una cabina di regia per decidere come comportarsi in merito all'uso delle mascherine negli ospedali. Chi indossa il camice bianco ha le idee chiare sui vantaggi di un presidio sanitario non invasivo ma importante per salvaguardare i fragili. Non è solo l'infettivologo Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, a tifare affinché in corsia ci si continui a proteggere. Anche Mario Clerici, docente di immunologia dell'università degli Studi di Milano e direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi, è a favore di una proroga della misura: «Non vedo che necessità ci sia di sospendere l'uso della mascherina. L'abbiamo tolta giustamente dappertutto, ma in ospedale io la terrei, per proteggere i pazienti fragili».
Se sulle mascherine il dibattito è in corso, è confermata invece la sospensione fino al 30 giugno delle multe ai no-vax annunciata dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, insieme a quella della sospensione della pubblicazione giornaliera dei bollettini sui contagi. Il ministero dell'Economia e delle Finanze ha terminato la sua istruttoria e ha inviato al Dipartimento per i rapporti con il Parlamento una proposta emendativa per la conversione del decreto-legge aiuti ter in esame alla Camera proprio per sospendere l'erogazione delle sanzioni nei casi di inadempimento dell'obbligo vaccinale. Domani la questione sarà esaminata in Consiglio dei ministri, il primo del nuovo governo che rappresenterà un segnale di «discontinuità» rispetto alla gestione Covid dei precedenti esecutivi. Sarà anticipata al 1° novembre la scadenza dell'obbligo vaccinale per chi esercita la professione sanitaria abrogando di conseguenza le sanzioni per l'inosservanza dell'obbligo. Una decisione che vede l'immunologo Clerici assolutamente contrario: «Ma che Paese siamo? Se decidiamo di fare qualcosa di serio per una volta, allora facciamolo fino in fondo». Sulla stessa linea l'epidemiologo Pierluigi Lopalco. Anche lui non condivide le decisioni del governo Meloni sull'abolizione delle multe e sul reintegro dei sanitari non vaccinati: «Sono due misure che per strizzare l'occhio ad uno sparuto manipolo di no-vax sanciscono ancora una volta il principio, tutto italico, che fare i furbi in questo Paese conviene».
Mentre Guido Rasi, professore di microbiologia all'università di Roma Tor Vergata, non è contrario al reintegro, ma subordinandolo ad un corso di aggiornamento per verificare prima la reale preparazione dei medici no-vax nelle materie dell'immunologia e dell'infettivologia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.