Qualche sussulto, molte dichiarazioni d'intenti, un incontro al Senato tra Grasso e il fronte del no, una data: il 25 maggio la commissione Affari Costituzionali presenterà il testo base per la riforma elettorale e poi a fine mese la Camera inizierà a discuterlo. L'elettrochoc praticato da Sergio Mattarella al mondo politico italiano ha provocato alcuni spasmi muscolari però non ha ancora rianimato il paziente. Adesso c'è l'impegno di tutti, c'è pure un calendario ma non c'è la cosa più importante, un accordo. Gentiloni va avanti come se nulla fosse, mentre si aspetta il risultato delle primarie del Pd e «la mossa» che Matteo Renzi farà appena avrà riconquistato la segreteria.
Sparerà sul governo amico? Spingerà verso il voto entro l'anno? Il capo dello Stato non è contrario per partito preso a uno scioglimento anticipato, tuttavia ha fissato dei paletti. L'ipotesi di andare alle urne con i due modelli differenti usciti dalla sentenza della Consulta per il Colle non è una grande idea, perché potrebbe provocare due diversi vincitori, perciò, secondo il presidente, il percorso di Renzi per arrivare alle elezioni deve passare per forza attraverso la riforma. E c'è di più: siccome la situazione generale è complicata, Palazzo Chigi va tenuto al riparo dalle turbolenze.
Forte di questo sostegno, Paolo Gentiloni si comporta come se avesse ancora più di anno davanti a sé. Così eccolo in un'aula deserta parlare dell'inizio delle trattative sulla Brexit e compiere un piccolo capolavoro di equilibrismo. Il premier delinea infatti uno scenario in cui il governo andrà avanti gestendo i prossimi dossier, dall'uscita del Regno Unito alla manovrina al vertice G7 di Taormina, come vuole Mattarella, però al tempo stesso facendo sua la linea dura renziana verso l'Europa. «L'Italia - spiega Gentiloni - non è tra i Paesi più colpiti dalla Brexit, che non è stata una miccia per l'implosione dell'Unione. Restiamo amici e alleati di Londra e non possiamo pensare al negoziato come una sorta di vendetta, però non si può prendere solo la parte finanziaria e chiudere sulla libera circolazione delle persone. I rapporti andranno ridefiniti». E sulla Ue: «È fondamentale che avere politiche di sostegno alla ripresa economica e che la discussione aperta sui criteri dell'aggiustamento strutturale dei nostri bilanci vada nella direzione giusta». Conclude facendo la voce grossa: «Avere una dinamica diversa da quella stabilita in regole fissate diverse anni fa è comune interesse di molti paesi ed è compito del governo italiano».
Intanto a Palazzo Madama Pietro Grasso riceve i promotori del Comitato del no e del Comitato contro l'Italicum, che gli consegnano una petizione con trentamila firme. «Siamo contro i capilista bloccati, le candidature multiple e il premio di maggioranza». Qualcosa si muove pure alla Camera. Andrea Mazziotti, presidente della commissione Affari costituzionali, presenterà la prossima settimana il suo testo base.
Entro il 12 maggio dovranno essere depositati tutti gli emendamenti, poi via al dibattito sui principi generali e sul merito.«Sarà un confronto approfondito, se serve ci riuniremo anche il lunedì e il venerdì». E il 25 «la sintesi» di tanto lavorio verrà consegnata all'aula per la discussione.
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