«Caro Gesù, Tu sai che anche noi bambini abbiamo delle croci, che non sono né più leggere né più pesanti di quelle dei grandi, ma sono delle vere e proprie croci, che sentiamo pesanti anche di notte»: inizia così la preghiera che precede le meditazioni della Via Crucis che quest'anno sono affidate ai bambini e ai ragazzi della parrocchia romana dei Santi Martiri dell'Uganda, del gruppo scout di Foligno e di due case famiglia di Roma.
Anche quest'anno, per il secondo anno consecutivo, il Papa è costretto a rinunciare alla tradizionale Via Crucis al Colosseo. Capo chino, ascolta le meditazioni dal sagrato della Basilica, in un'atmosfera surreale, prega e medita sulle 14 stazioni che ricordano la salita di Gesù al Calvario. Il Cristo coronato di spine ma sorridente, e la mano di Pilato che lo consegna agli aguzzini per la crocifissione. È la copertina del volume «Col cuore e gli occhi dei piccoli» che racchiude le meditazioni. Alessandro è l'autore del disegno: «Gesù sorride, perché il male si può vedere anche in altro modo, e vincere», dice. Ieri sera era in piazza San Pietro con Olivia, 16 anni, di origine russa, che ha sorretto la croce in qualche stazione, Tiziano di 12 anni e Simone di 9. Tra i temi snocciolati ci sono le paure del Covid e della solitudine, la morte improvvisa di un nonno per il virus, il tema del bullismo, dell'invidia e delle gelosie. Ma anche l'aiuto ai più poveri, la correzione fraterna, l'amicizia, il dono della famiglia.
«Caro Gesù scrivono nella preghiera-lettera i bambini -. Solo Tu sai quanto è difficile per me imparare a non aver paura del buio e della solitudine. Solo Tu sai quanto è difficile non riuscire a trattenermi e risvegliarmi ogni mattina tutto bagnato». E poi «quanto è difficile vedere i miei genitori litigare e sbattere forte la porta e non parlarsi per giorni».
Marco è un bambino vittima di bullismo. «Caro Gesù, solo Tu sai quanto è difficile essere preso in giro dagli altri e accorgersi di venire escluso dalle feste», si legge nelle meditazioni. «La giustizia è una strada in salita, con ostacoli e difficoltà».
Con il loro linguaggio semplice, i bambini arrivano dritti al cuore: c'è dunque il tema dell'aiuto ai più poveri («nel mondo ci sono bambini che non hanno da mangiare, non hanno istruzione, sono sfruttati e costretti a fare la guerra»). E il tema del fallimento umano («ho pensato di essere una nullità», scrivono i piccoli).
Non manca infine il dramma del Covid. «Nell'ultimo anno scrivono i ragazzi - con la famiglia non abbiamo più fatto visita ai nonni; i miei genitori dicono che è pericoloso, potremmo farli ammalare di Covid. Mi mancano!», racconta uno di loro. «Anche la scuola è chiusa, prima a volte ci andavo mal volentieri, ma ora vorrei solo tornare in classe per rivedere i compagni e le maestre». Infine, la morte improvvisa di un nonno.
«Dall'ambulanza sono scesi uomini che somigliavano ad astronauti, coperti da tute, guanti, mascherine e visiera, hanno portato via il nonno che da qualche giorno faticava a respirare. È stata l'ultima volta che l'ho visto, è morto pochi giorni dopo in ospedale, immagino soffrendo anche per la solitudine».
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