Era un candidato perfettamente bipartisan e alla conta finale, al plenum del Csm, ha stravinto. Diciannove voti favorevoli, tre astenuti e due soli contrari: Sebastiano Ardita e Nino Di Matteo. Francesco Lo Voi è il nuovo procuratore della Repubblica di Roma, al termine di una lunga e sconcertante querelle che ha messo a nudo gli intrighi e le guerre di potere dentro la magistratura italiana.
Tutto comincia quando il 9 maggio 2019 Luca Palamara incontra in una saletta dell'hotel Champagne di Roma cinque consiglieri del Csm, Cosimo Ferri, parlamentare e magistrato in aspettativa, e Luca Lotti, volto renziano del Pd.
Da quella riunione carbonara esce il nome del nuovo procuratore di Roma: è Marcello Viola, procuratore generale a Firenze. Sembra fatta e invece no: quel mondo, fatto di relazioni, appartenenze e scambi fra correnti, è sul punto di esplodere. Il trojan cattura quella conversazione e il nome di Viola viene bruciato quando, di lì a poche settimane, quell'inchiesta diventerà di dominio pubblico. Il pg di Firenze ha un curriculum inattaccabile e, dettaglio non trascurabile, non ha chiesto niente a nessuno ma l'abbraccio di Palamara si rivela mortale.
Il Csm, squassato da polemiche e dimissioni, vira su Michele Prestipino.
Ma la nomina non regge ai ricorsi che Viola e Lo Voi presentano alla magistratura amministrativa: alla fine il Csm è costretto a prendere atto della situazione e decide di puntare su Lo Voi, fino ad oggi procuratore a Palermo. «Non voglio essere ipocrita - nota ora Di Matteo - Viola è stato penalizzato da intercettazioni approssimative in una vicenda in cui non ha avuto alcun ruolo».
Il prescelto è apprezzato a destra e sinistra: piace a Renzi, piace a Berlusconi che lo volle come membro italiano ad Eurojust, piace a Giorgio Napolitano che lo spinse nel 2014 sullo scranno più alto a Palermo. In quell'occasione pareva che se la dovessero giocare Guido Lo Forte e Sergio Lari, ma alla fine Lo Voi li sorpassò, sfruttando la nutrita rete dei suoi estimatori: fra loro Napolitano, che non lo riteneva un ideologo della Trattativa Stato-mafia, il futuro presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, l'allora Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e proprio Luca Palamara. Per questo, oggi Viola avrebbe marcato la linea della discontinuità, ma il Csm ha preso un'altra strada e gli ha preferito, a stragrande maggioranza, il sessantaquattrenne Lo Voi, da tutti ritenuto un magistrato moderato ed equilibrato, dal profilo solido e dalla biografia limpida. Per la cronaca, Lo Voi appartiene a Magistratura indipendente, la corrente conservatrice delle toghe italiane.
Tutti contenti quindi, a parte Matteo Salvini: è stata la procura di Palermo a portarlo a dibattimento per la controversa vicenda Open Arms e il processo è in pieno svolgimento.
Ora Lo Voi va nella Capitale, sulla poltrona che Prestipino ha dovuto lasciare dopo le pronunce del Tar e del Consiglio
di Stato. Viola invece potrebbe cercare la rivincita a Milano, scoperta dopo il pensionamento di Francesco Greco.In ogni caso, a due anni e mezzo dalla riunione all'hotel Champagne, la ferita è in qualche modo rimarginata.
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