Mengoni, la prima telefonata dopo la vittoria?
«A mia mamma».
Che cosa le ha risposto?
«Non mi ha risposto»
Come non le ha risposto.
«Era in piazza a festeggiare. Poi le ho parlato e l'ho rimproverata perché erano le 4 del mattino e non era ancora andata a letto».
Valeva la pena tirare tardi: il figlio aveva appena vinto il suo secondo Festival.
«E poi a Ronciglione, il mio paese, in questi giorni c'è pure il Carnevale...».
Marco Mengoni ha compiuto 34 anni a Natale e adesso festeggia un Sanremo stravinto (è arrivato primo tutte le sere per tutte e tre le «giurie») ma soprattutto strameritato. Non tanto per la canzone intrisa di profumi soul e gospel. Ma per il talento ancora rinnovato e per l'attitudine. Mengoni sprizza positività. È educato. Le risposte sono sensate e pure brillanti. E non ha paura di prendere posizione, mica da sottovalutare. Insomma, dieci anni dopo la prima vittoria, quando si sentiva a due passi dal bivio decisivo (da una parte la mossa giusta, dall'altra il fine carriera) questa volta Mengoni consacra definitivamente una «way of life», uno stile di vita che è in controtendenza rispetto a tanta negatività rancorosa e che in questi giorni si è respirato anche nel suo «Lido Mengoni» a pochi passi dall'Ariston, un incrocio di persone, dialoghi, differenze ma anche sensibilità comuni. Sembra retorico, eppure è proprio ciò che oggi manca a una generazione.
La prima dedica è stata alle donne (che non c'erano). I cinque finalisti del Festival erano solo uomini.
«Beh certamente contano innanzitutto le canzoni e quanto piacciono. Però è anche vero che in Italia non siamo ancora arrivati a una meritocrazia priva di pregiudizi. Forse le pari opportunità non sono proprio così pari».
Ad esempio?
«Negli Stati Uniti artiste come Beyoncé o Lizzo possono prendersi tutti i meriti che hanno».
E qui?
«Mi è dispiaciuto molto vedere Giorgia o Madame fuori dal podio. Le donne in questo Sanremo avevano canzoni incredibili e sono rimasto molto male che non ce ne sia stata neanche una nella cinquina finale. Dobbiamo ancora andare avanti in questo senso e cambiare le cose. La mia percezione è che forse abbiamo ancora un po' di strada da fare».
Le toccherà di ritornare all'Eurovision Song Contest. Ha già pensato come? Aggiungere qualche verso in inglese?
«Là voglio divertirmi ma non ci ho ancora pensato. Ho uno staff con i fiocchi e ci inventeremo qualcosa di nuovo. Ma ora è troppo presto. Diciamo che per adesso non c'è spazio per nuove aspettative, mi vorrei godere questo successo, insieme a tutti gli altri 27 artisti, ognuno merita una foglia della palma del premio».
Zelensky l'ha invitata a Kiev.
«Ovviamente ci andrò. Ma vorrei andarci con tutti gli altri concorrenti del Festival. Più voci siamo, più forte arriva il messaggio».
Quale messaggio le piacerebbe far arrivare?
«Che è necessario parlarsi, confrontarsi, anche con se stessi».
Lei lo fa?
«Sì mi sono imposto di trascorrere almeno un'ora alla settimana parlando di me stesso con me stesso, una sorta di meditazione, una specie di autoanalisi».
Anche il brano «Due vite» va in questa direzione.
«Lo vedo come un viaggio intimo ma anche un invito a tutti noi ad accettare tutto quello che la vita ci offre, senza pensare a cosa dovrebbe o potrebbe essere. Tutto quello viviamo ci serve per crescere, anche i momenti di noia ci insegnano molto e ci fanno evolvere».
Lei in estate ha cantato a San Siro e all'Olimpico di Roma.
«Dopo aver fatto gli stadi il mio ego si era ingrandito e ho fatto il percorso inverso per ritornare in studio di registrazione e prepararmi al Festival».
Dove ha vinto tutto.
«Mi sono sentito come il primo della classe, un ruolo peraltro mai amato manco quando andavo a scuola».
Festival di polemiche, foto
strappate (da Fedez) e baci imprevisti (tra Fedez e Rosa Chemical).«Non ho visto l'episodio della foto strappata. Sul resto, beh così Rosa Chemical ha guadagnato un sacco di punti al Fantasanremo» (sorride - ndr)
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