Dall'Emilia Romagna alla Puglia: risiko bollente delle canidature Pd

Il dopo Vendola apre una partita fondamentale: il Pd stringerà un'alleanza col Sel in vista delle politiche del 2018?

Dall'Emilia Romagna alla Puglia: risiko bollente delle canidature Pd

Botte da orbi. In via del Nazareno i piddini se le danno di santa ragione. E non accennano mica a smettere. Nemmeno l'arbitro Matteo Renzi riesce a fare da pacere. Anzi, quando ci si mette, se può, fa ancor più danni. Come se la rissa non fosse già abbastanza ingarbugliata, la caterva di scandali e inchieste che hanno investito il Partito democratico non ha fatto altro che peggiorare la situazione. E così il segretario si trova a dover mettere ordine nel grande risiko delle nomine e della candidature, tasselli importantissimi per non far saltare i già delicati equilibri di partito.

A inguaiare il premier sono state le dimissioni di Vasco Errani dopo la condanna a un anno di reclusione al processo Terremerse. L'ex governatore dell'Emilia Romagna ha, infatti, lasciato scoperte due poltrone piuttosto importanti. La prima è, appunto, la presidenza della Regione. Il successore sarà scelto attraverso le primarie. E, come racconta ItaliaOggi, sono molti i piddini a scaldare i motori. In pole position ci sono i renziani Matteo Richetti, ex presidente del consiglio regionale, e Stefano Bonaccini, segretario regionale e chiamato dall'ex rottamatore nella squadra nazionale del partito. I bersaniani, però, non staranno a guardare e, giusto per rompere le uova nel paniere di Renzi, presenteranno il sindaco di Imola Daniele Manca. Una mossa ch rischia di avvantagiare i competitor: l'ex sindaco di Forlì Roberto Balzani o Ivano Marescotti che, in lista con il Sel di Nichi Vendola, alle europee ha portato a casa 13mila preferenze.

Le dimissioni di Errani liberano anche la poltrona del presidente della Conferenza Stato-Regioni. Qui Renzi vedrebbe bene seduto Sergio Chiamparino, ma il presidente dell'Anci Piero Fassino non vuole sentire ragioni. Così, tra i due piemontesi, cerca di farsi strada il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi che, dopo la scelta del governo di portare la Concordia a Genova anziché a Piombino, vuole qualcosa in cambio. Rossi, però, non è nella posizione per avanzare pretese. In Toscana il Partito democratico è pesantemente diviso e andare a rimestare in quel ginepraio significa, inevitabilmente, minare assetti e rapporti delicatissimi. Per questo, negli ultimi giorni, sembra spuntato fuori il nome del presidente del Lazio, Nicola Zingaretti, che ha già portato a casa la nomina di relatore del Comitato delle Regioni per il sesto rapporto sulla coesione dell'Unione europea.

Lo scandalo Mose e le dimissioni del sindaco di Venezia Giorgio Orsoni hanno lasciato scoperta un'altra poltrona. E, anche qui, il Pd è pronto a una battaglia fratricida. In pole position ci sarebbe Felice Casson. Peccato che sia troppo civatiano per i gusti di Renzi. Così l'ultima parola spetterà alle primarie dove, però, si sono già iscritti a correre cinque candidati piddì, uno del Sel e uno dei Verdi. Una corsa affollata che, come si teme per l'Emilia Romagna, rischia di non premiare il candidato forte di via del Nazareno. Perdere una enclave come Venezia potrebbe quindi trasformarsi in un boomerang per lo stesso Renzi che nel 2018 sicuramente correrà per tenere la poltrona di Palazzo Chigi. E, in vista delle prossime politiche, doventa fondamentale la partita pugliese. Qui finirà nel 2015 l'era Vendola che ha già fatto sapere che non ri ricandiderà più. "Renzi sceglierà di andare alle elezioni senza un'alleanza organica con Sel ritenendo di vincere da solo il premio di maggioranza, e in questo caso proverà a riprendersi la Puglia - si chiede Giorgio Ponziani su ItaliaOggi - oppure preferirà presentarsi insieme al Sel alle politiche, coprendosi così anche elettroralmente a sinistra, e allora consentirà a Sel di tentare di mantenere la Regione?". Il Sel, dal canto suo, è già in pista: Dario Stefàno ha già iniziato la campagna per le primarie del 30 novembre.

Contro di lui Renzi potrebbe schierare l'ex sindaco di Bari Michele Emiliano, anche se già si fanno i nomi dell'europarlamentare Elena Gentile e dell'ex segretario regionale Sergio Blasi. Insomma, la partita resta aperta.

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