La Danimarca cancella il virus: "Non è più critico". L'Italia ci pensa. L'Oms: "È presto"

Liberi tutti. La Danimarca cancella tutte le misure anti Covid. Niente mascherine, niente pass per entrare nei ristoranti

La Danimarca cancella il virus: "Non è più critico". L'Italia ci pensa. L'Oms: "È presto"

Liberi tutti. La Danimarca cancella tutte le misure anti Covid. Niente mascherine, niente pass per entrare nei ristoranti. E locali notturni aperti come nel pre pandemia. Rimarranno in vigore solo le misure ai confini per l'arrivo nel Paese di persone non vaccinate provenienti da nazioni fuori dall'area Schengen.

Di fatto Copenaghen segue la linea che anche Boris Johnson aveva decretato per la Gran Bretagna lo scorso 19 luglio. Ma con qualche differenza: innanzitutto il primo ministro inglese aveva scelto il cuore dell'estate per eliminare le restrizioni (e abbiamo imparato che con il caldo il virus è meno presente) e per di più poteva contare su una percentuale di vaccinati ben più alta rispetto a quella danese. In Danimarca infatti, oltre a registrare tra i 40 e i 50mila nuovi casi al giorno (l'1% della popolazione), ad aver ricevuto la dose booster è il 60% delle persone. Un numero che, pur essendo più alto della media europea (45%), non garantisce la copertura di gregge. «Però incluse le persone che hanno contratto il virus di recente - spiegano le autorità danesi - l'80% è protetto dalla malattia». Il governo danese punta sulla velocità di Omicron e sulla sua minor gravità, contributi fondamentali per poter rendere endemico il virus.

È una scelta «prematura» critica il direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ricordando che «questo virus è pericoloso e continua a evolvere sotto i nostri stessi occhi. Stiamo iniziando a vedere un preoccupante aumento dei decessi in una larga parte delle regioni del mondo».

Tra l'altro arriva proprio dalla Danimarca l'ultimo studio sulla sotto variante di Omicron e dimostra che la «sorella invisibile» sarebbe «più contagiosa rispetto a quella originale» e in grado di infettare maggiormente anche le persone vaccinate. Gli scienziati hanno condotto la loro ricerca su 8.500 famiglie danesi tra dicembre e gennaio e hanno rilevato che le persone contagiate dalla sottovariante avevano circa il 33% di probabilità in più di infettarne altre, rispetto a quelle contagiate da Omicron. A livello mondiale, quella originale rappresenta oltre il 98% dei casi di Omicron, mentre in Danimarca la sottovariante è diventato il ceppo dominante nella seconda settimana di gennaio. Quindi, d'accordo che essere positivi oggi non equivale a essere malati, ma forse quel «prematuro» decretato dall'Oms non è poi così infondato.

In questo quadro, l'Italia valuta le nuove misure da far scattare il 10 febbraio: niente mascherine all'aperto e apertura delle discoteche. «Siamo nella fase di transizione verso la normalità» spiega il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri. «Grazie all'elevata percentuale di vaccinati ed alle caratteristiche della variante Omicron, più contagiosa ma meno aggressiva - spiega - ci troviamo oggi in una fase di transizione tra pandemia e endemia, nella quale è possibile alleggerire il peso sociale e sanitario che finora il virus ci ha imposto. Andiamo verso la convivenza col virus, che comporterà la progressiva rimodulazione e rimozione delle misure di contenimento assunte in questa fase di emergenza».

Realisticamente il 31 marzo finirà lo stato di emergenza. «Non vedo perché non debba essere così - spiega Sileri -. Guardando i numeri di oggi e quelli delle prossime settimane credo che il trend proseguirà così, in poche settimane torneremo a numeri più facilmente gestibili e un ripristino delle normali attività nei nostri ospedali». Piano piano si valuterà anche una nuova sorte per gli asintomatici: cioè chi non avrà sintomi potrà arrivare a condurre una vita normale, a parrto porti a mascherina Ffp2 per qualche giorno.

«Farlo oggi è prematuro - aggiunge il sottosegretario alla Salute - ma è una valutazione da fare nei prossimi giorni o al massimo qualche settimana, allineandoci agli altri Paesi occidentali. Non va fatto troppo presto ma nemmeno tardivamente. Credo servano ancora un paio di settimane».

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