Ddl antitangenti, Salvini frena Di Maio: "No ai processi sommari"

Il vicepremier Matteo Salvini: "Bisogna stare attenti a garantire il fatto che fino al terzo grado di giudizio si è innocenti, i processi sommari non sono da Paese civile"

Ddl antitangenti, Salvini frena Di Maio: "No ai processi sommari"

Prima del vertice di maggioranza a Palazzo Chigi il vicepremier Matteo Salvini parla ai microfoni di Radio anch'io, affrontando diversi temi della prossima manovra, ma si sofferma anche sul ddl anticorruzione, che sulla carta dovrebbe introdurre una sorta di Daspo a vita per i corrotti. "Stiamo leggendo e rileggendo quel disegno di legge - spiega il vicepremier - perché la lotta senza quartiere alla corruzione è una priorità. Anche la lotta alle mafie è una priorità e contro le mafie ci sarà una stretta nel pacchetto sicurezza a cui sto lavorando. Ma bisogna stare attenti a garantire il fatto che fino al terzo grado di giudizio si è innocenti, i processi sommari non sono da Paese civile". Poi però riconosce che "chi corrompe nella pubblica amministrazione deve pagare di più perché lo fa a spese degli italiani".

Questa presa di distanza rispetto ai processi sommari rischia di turbare i rapporti con l'alleato pentastellato, che sul tema ha già lanciato una campagna mediatica con tanto di hashtag da far girare sui social, #SpazzaCorrotti. Non a caso l'altro vicepremier, Luigi Di Maio, anticipa che corrotti e corruttori "non vedranno più lo Stato". E questo, spiega a Radio anch'io, varrà per politici e dirigenti pubblici ma anche per gli imprenditori con appalti nella pubblica amministrazione.

"Il decreto anti corruzione toglie le mani dalla marmellata a tanta gente e se vieni preso con le mani nella marmellata non vedi più lo Stato, se sei un politico o un dirigente pubblico". Come conciliare queste due posizioni, una garantista e l'altra giustizialista? Staremo a vedere cosa uscirà fuori dal cilindro del premier Conte.

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