La discussione sul ddl Zan sta creando scompiglio nella larga maggioranza che sostiene il governo Draghi. Da una parte i partiti di area centrodestra che fanno parte dell’esecutivo hanno posizione critiche sul disegno di legge contro l’omotransfobia, dall’altra Pd e M5s che non intendono cedere e spingono affinché il ddl venga presentato in Aula la prossima settimana con il testo approvato dalla Camera non deve essere modificato. Dem e pentastellati, inoltre, hanno bollato come "irricevibile" la proposta di mediazione fatta dal presidente della commissione Giustizia, Andrea Ostellari con ipotesi di modifica del testo di legge.
Così, dopo un tentativo di mediazione fallito, si è deciso di rimandare all'Aula del Senato il voto per la calendarizzazione. L'Aula del Senato ha bocciato la proposta di Forza Italia di rinviare la discussione e anche quella di Fratelli d'Italia che chiedeva un cambiamento del programma dei lavori mettendo all'ordine del giorno la discussione sulla commissione di inchiesta sui rifiuti al posto del provvedimento in questione. Il testo resta dunque all'esame dell'assemblea il prossimo 13 luglio.
Nulla di fatto, quindi, dopo la mossa di Italia viva che nei giorni scorsi ha chiesto di cancellare il riferimento all'identità di genere dal testo. Una azione che ha cambiato le carte sul tavolo facendo saltare la maggioranza che il provvedimento lo aveva votato nel novembre dello scorso anno a Montecitorio. E senza renziani i numeri al Senato della "vecchia" maggioranza sono tutt’altro che solidi.
La proposta di Iv è di tornare al testo Scalfarotto dove si parlava solo di omofobia e transfobia per far sì che la legge abbia un con. Il risultato è stato che Lega e renziani si trovano dalla stessa parte nel chiedere delle correzioni, in gran parte coincidenti sugli articoli 1, 4 e 7. La linea resta, però, quella di andare in Aula oggi e votare la calendarizzazione per portare il testo del ddl Zan il 13 luglio al Senato. La decisione dopo il vertice delle forze di centrosinistra a favore della legge ferma in Commissione Giustizia a Palazzo Madama. Non cambia, quindi, l'obiettivo di Pd-M5s-Iv-Leu. Sulla proposta-Ostellari si sono dichiarati possibilisti Iv e le Autonomie. Ma entrambe le formazioni avrebbero comunque garantito il voto in Aula per la calendarizzazione del testo.
Iv ha invitato tutti alla calma. "Il presidente Ostellari ha fatto un reale passo in avanti sia nel merito che nel metodo, si va seriamente avanti nella concreta volontà di trovare un'intesa. Pd e 5 stelle facciano adesso uno sforzo costruttivo e dimostrino di avere a cuore l'obiettivo di portare a casa la legge contro le discriminazioni omotransfobiche, evitando di proseguire per successivi strappi", è il monito lanciato dal presidente dei senatori di Iv, Davide Faraone, al termine del tavolo politico sul ddl Zan che si è riunito questa mattina. Lo stesso Faraone ha ammonito: "Noi voteremo comunque il calendario per il 13 se non si trova l'intesa altrimenti, ma lo scontro frontale è un grande errore e chi lo porta avanti se ne assume l'esclusiva responsabilità".
Il confronto nella maggioranza continua serrato ma neanche la riunione che si è tenuta questa mattina a Palazzo Giustiniani è riuscita a sbloccare l'impasse. I partiti si vedranno di nuovo alle 15 di oggi. La proposta del relatore Ostellari di eliminare ogni riferimento all'identità di genere ovunque ricorrano non piace a Pd e 5s. "Così non va bene. Se si toglie, non c'è nessuna tutela della transfobia, per questo è irricevibile", ha spiegato il vice capogruppo Pd, Franco Mirabelli.
"Noi stiamo insistendo per avere una data certa e la data certa per noi resta il 13", ha invece dichiarato a LaPresse Simona Malpezzi, capogruppo Pd in Senato, dopo la riunione M5S-Pd-Iv-Leu-Autonomie sul ddl Zan che si è svolta a palazzo Madama.
Dal M5s, che conferma la linea già tracciata, dure critiche ad Italia viva. "Noi non abbiamo mai cambiato idea. C'è una forza politica che sta cercando di cambiare le carte in tavola, ed è Italia viva. Non si capisce il perché di questo improvviso cambio di opinione, visto che ha votato la legge alla Camera", ha affermato la senatrice Alessandra Maiorino che ha confermato che i pentastellati faranno "di tutto per mantenere il progetto presentato, cioè andare in Aula la prossima settimana". A chi le fa notare che così si rischia di non avere i voti per approvare il testo l'esponente pentastellata risponde: "Se Iv garantisse i suoi, ci sarebbero, è molto semplice".
Se dem e 5s sembrano irremovibili Forza Italia e Lega sono più cauti. I due partiti di area centrodestra della maggioranza chiedono tempo per analizzare la proposta di mediazione consegnata dal relatore. In pratica, muro contro muro. "Ci sembra una buona base di partenza. Abbiamo chiesto 24 ore di tempo per fare approfondimenti e valutazioni, e per evitare che si vada in Aula e ci si scontri sul calendario, perché non sarebbe un bel messaggio da parte di una maggioranza di governo", ha annunciato Massimiliano Romeo, presidente dei senatori del Carroccio. Quest’ultimo ha sottolineato che per la Lega il tema vero è "la volontà di contrastare qualsiasi tipo di discriminazione legato all'orientamento sessuale. Bisogna togliere l'aspetto legato alla fluidità sessuale, che è quello maggiormente divisivo di questa legge e che a nostro giudizio va escluso".
Contro chi vuole andare subito in Aula si è espressa anche Annamaria Bernini, capogruppo di FI: "Chi vuole andare al voto oggi pomeriggio lo fa a rischio della vita della legge Zan. Non è quello che vogliamo, noi vogliamo una mediazione che la faccia sopravvivere. E a chi sostiene che le eventuali modifiche al Senato comporterebbero dei problemi alla Camera, dico che basta un accordo politico per farla passare anche a Montecitorio in una settimana". La Bernini poi lancia una frecciata al segretario del Pd. "Il 'prendere o lasciarè di Enrico Letta, che ha politicizzato il ddl Zan, ha messo in difficoltà anche chi voleva piccole modifiche come FI, noi non possiamo obbedire al leader del Pd".
"È la prova che questa proposta di legge è solo una battaglia ideologica e che, in realtà, più che tutelare gli omosessuali, le lesbiche, i bisessuali e i trans vogliono solo tappare la bocca a chi come noi si batte perché si possa sempre dire che un bambino ha bisogno di una madre e di una
padre", commenta Toni Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia onlus. Il movimento lancia oggi il suo video documentario per svelare "i pericoli di questo disegno di legge liberticida e contrario ad ogni forma di democrazia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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