De Luca, lo sceriffo dalla pallottola spuntata

Si è ritagliato il ruolo dello sceriffo e ha cavalcato i primi mesi della pandemia. Ora però si trova con le spalle al muro

De Luca, lo sceriffo dalla pallottola spuntata

In principio fu il lanciafiamme. "Mi arrivano notizie secondo cui qualcuno vorrebbe organizzare la festa di laurea" - disse Vincenzo De Luca - "Manderemo i carabinieri con il lanciafiamme. Ma quale festa di laurea? Fatela tra due, tre, quattro mesi". Era il 20 marzo scorso, in piena epidemia e, con questo video, il presidente della Regione Campania diventò l'idolo indiscusso dei social. Fu un trionfo. La gente, all'epoca molto preoccupata per l'emergenza coronavirus, cominciò a vedere in lui lo sceriffo capace di mantere ordine e disciplina in un momento così difficile. E in effetti così fu. Almeno in un primo momento.

De Luca cominciò infatti a prenderci gusto e spingersi sempre oltre nelle sue conferenze stampa. Se la prese con le mascherine inviate dalla protezione civile: "Ci vuole una fantasia accesa per definirle mascherine, a meno che non si pensi a quelle maschere che usano i nostri nipoti a carnevale. Questa va bene per Bugs Bunny, il coniglietto. Se ve la mettete, le vostre orecchie escono dalle fessure, e avrete la faccia di Bunny il coniglietto". Altro giro, altra corsa. Anche questo video fece il giro del web.

Ma non era sufficente. De Luca sapeva infatti che l'esito delle elezioni regionali che si sarebbero tenute il 20 e il 21 settembre sarebbe dipeso tutto dal Covid. E così continuò a spararle sempre più grosse e venne il turno dei cinghialoni: "Ho trovato" - disse in piena epidemia il presidente della regione Campania Vincenzo De Luca - vecchi vecchi cinghialoni della mia età, che corrono senza mascherina, con una prima tuta che arriva alla caviglia e una seconda alla zuava al ginocchio e anche on un terzo pantaloncino sopra. Questi andrebbero arrestati a vista per oltraggio al pudore…così, a fare footing in mezzo alle famiglie e ai bambini!".

De Luca comprese che doveva tener alta l'attenzione su di sé. E così prima si propose come randellatore contro gli indisciplinati "Uscirò con una mazza in mano, mi nasconderò dietro ai muri e comparirò non appena vedo qualcuno che si aggira senza un motivo urgente: una botta in testa e lo lascio stecchito a terra") e poi se la prese con Flavio Briatore, "reo" di essersi beccato il Covid-19: "Inviamo un augurio affettuoso a Flavio Briatore che si sta curando per una prostatite ai polmoni".

Passò l'estate e De Luca vinse le elezioni. Fu un plebiscito: oltre il 69%. La Campania era salva. E pure il suo presidente, che però iniziò a vedersela brutta. In questa seconda ondata, infatti, il Covid-19 non sta colpendo solamente alcune regioni, ma tutta Italia. E a preoccupare è anche la Regione amministrata dalla sceriffo che prontamente ordinò di boicottare ogni celebrazione di "Allauin". Propose il blocco totale delle regione ma, non appena la gente scese in piazza, fece marcia indietro. Ora torna alla carica: "L’ultima stupidaggine che ho sentito riguarda la chiusura di territori interi, come Milano e Napoli. Sono misure 'mezze mezze', nessuno si permetta di immaginarle. Per il livello di gravità a cui è arrivato oggi il contagio, le uniche misure non solo serie, ma efficaci, sono misure di carattere nazionale. Il resto è tempo perso, ipotesi intollerabili".

La situazione è indubbiamente grave e un lockdown (mirato) è necessario.

Bloccare alcune aree potrebbe essere un buon compresso per salvarne altre: arginando il virus e curando chi si ammala. Ma il presidente della regione Campania ora preferisce chiudere tutto. Mal comune, mezzo gaudio. O, per citarlo, "mezzo mezzo" gaudio.

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