Debutta Parisi: «Liberiamo Milano»

Il Cavaliere lancia il candidato del centrodestra: "Grandi doti manageriali, gli abbiamo fatto la corte"

Debutta Parisi: «Liberiamo Milano»

Milano - «Vogliamo liberare Milano». Stefano Parisi rispedisce al mittente lo slogan elettorale di Giuliano Pisapia di 5 anni fa. La sua rivoluzione arancione non ha lasciato il segno. Il candidato del centrodestra invece è sceso in campo da 48 ore e ieri alla cena elettorale del «debutto» a fianco di Silvio Berlusconi, lo stato maggiore di Forza Italia e decine di imprenditori al Westin Palace di piazza della Repubblica, ha mostrato di avere già ben chiari obiettivi e dossier sul tavolo - o piuttosto nei cassetti -, di Palazzo Marino. E Berlusconi sottolinea: «Gli abbiamo fatto una lunga corte, ha doti manageriali e organizzative, con lui potremo cambiare il volto della città e cancellare l'esperienza negativa della sinistra, il degrado che ho constatato personalmente. Parisi batterà Sala perché è molto più bravo e non è un candidato cinese».

Prima della cena di finanziamento della campagna (venti tavoli da 10 posti, mille euro a coperto) ha incontrato infatti i consiglieri comunali che in questi anni hanno contestato dai banchi dell'opposizione gli aumenti imposti dalla giunta Pisapia. «Quello che oggi si chiama miracolo Milano è merito delle giunte Albertini e Moratti, dopo non è stato fatto più nulla per colpa dei veti della sinistra» ha puntualizzato Parisi. Che fu city manager di Albertini, il sindaco «amministratore di condominio». E Parisi è convinto che «bisogna concentrarsi sulle grandi opere ma con la stessa forza sui problemi della vita quotidiana, come l'arredo urbano, i trasporti». Ai consiglieri ha ripetuto che sarà una campagna improntata sull'ascolto delle persone. E «dovremo organizzarci per usare bene la rete dei volontari sul territorio. Abbiamo un po' di ritardo rispetto al Pd, ma c'è tutto il tempo per recuperare». Mi rendo conto, ha aggiunto, «che la sfida è nazionale, partendo da Milano riconquisteremo anche il governo. L'Italia non è un paese di sinistra, i nostri elettori non si sono spostati, dobbiamo solo riportarli a votare». Ha marcato la differenza con l'ex commissario Expo Giuseppe Sala, che ha vinto ma non ha stravinto le primarie domenica scorsa: «Avrà una sinistra radicale, che lo bloccherà nella realizzazione del suo programma. Ed è abbastanza eterodiretto da Roma».

Noi «saremo una squadra molto forte». Liberare Milano, «renderla aperta, riprendere la crescita interrotta da Pisapia» ripete. E «utilizzando l tecnologia digitale» garantire «più sicurezza». Tema caro alla Lega di Matteo Salvini: ieri ha visto anche lui in via Bellerio. Con i colonnelli del centrodestra (ieri c'erano anche i coordinatori milanesi Mariastella Gelmini e Fabio Altitonante) non ha ancora sciolto il nodo di una «lista Parisi» alle urne. Gelmini frena: «Anche quella di Fi sarà aperta a candidati indipendenti».Applausi per Parisi, seduto al tavolo con la moglie Anita Friedman, Silvio e Paolo Berlusconi, Mariarosaria Rossi, Debora Bergamini.

Ai tavoli, Daniela Santanchè, Paolo Romani, Laura Ravetto, Stefano Maullu. Nel menu sottile di manza fassona con ortaggi e pois verdi, bianchi e rossi, tricolore di malfatti, filetto di vitello e omaggio a Milano, la crema di mascarpone.

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