Luca Casarini, pluricondannato per i suoi atti di «disobbedienza», pontifica con un video sui social lamentando che «la macchina del fango si è già messa in moto in maniera veloce, c'era da prevederlo. Tutto parte da una inchiesta basata sul niente». Nel mirino del presunto complotto gli articoli esclusivi pubblicati dal Giornale negli ultimi giorni, che prendendo spunto dalle carte ha ricostruito l'inchiesta che riguarda Casarini e soci per il reato di favoreggiamento aggravato dell'immigrazione clandestina. «Si finisce alla gogna usando battute, frasi messe di qua e di là attribuite tutte a me e appiccicate per costruire il mostro e poi sbatterlo in prima pagina» sostiene l'indagato. In realtà il Giornale ha riportato con dovizia di particolari, spiegando il contesto, quello che è accaduto secondo l'accusa. In pratica 27 migranti sono stati trasbordati da una petroliera danese su nave Mare Jonio, che poi li ha portati in Italia. E da Copenaghen sono arrivati in cambio 125mila euro. Per Casarini «non si riconosce» il totem degli estremisti dell'accoglienza «dello stato di necessità a gente che è stata nei campi di concentramento in Libia». I primi a non riconoscerlo sono stati i maltesi che non volevano saperne di far sbarcare i migranti.
Casarini punta il dito anche contro la procura di Ragusa parlando di chissà quale «operazione». Secondo il portavoce della Ong oltranzista «è una piccola Procura che si conosce per il suo schieramento». Uno dei procuratori sarebbe addirittura «il fautore della prima inchiesta contro il soccorso civile in mare nel lontano 2004 con il caso Cap Anamur, l'altro procuratore ha più volte esternato la sua volontà di bloccare i soccorsi in mare». E poi attacca quelli che «si firmano come giornalisti ma che si conoscono per il loro passato di appartenenza agli ambienti eversivi di destra». Il riferimento è a Fausto Biloslavo, che non ha mai fatto parte di gruppi eversivi. La «vittima» Casarini, che più volte ha cavalcato notizie di senso contrario uscite dalle procure, è convinto che «si costruisce questa operazione in maniera illegale. Il processo si fa in aula e non sui giornali, ma poi utilizzando ovviamente frasi decontestualizzate». Una di queste è l'oramai famoso brindisi se arrivano i soldi degli armatori danesi, che non smentisce, ma gira parlando di obolo umanitario: «Stappare una bottiglia di champagne come modo di dire che si è contenti del fatto che ci sia una donazione per fare l'attività di soccorso e ripianare debiti».
E guai a denunciare, come riportano le carte, la lobby che la Ong di Casarini, Mediterranea saving humans voleva realizzare con la federazione degli armatori danesi per esercitare pressioni sulla Commissione europea. Per Casarini è tutto legittimo. Guai ad alzare il velo sull' «autofinanziamento per i soccorsi» che «diventano lobby, le lobby dei buonisti».
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