È "derby" sul Viminale. Salvini, ipotesi ritorno. "Caduti gli alibi su me". Giorgia: Piantedosi bene

La presidente del Consiglio e "Open arms". "Giustizia usata per condizionare la politica"

È "derby" sul Viminale. Salvini, ipotesi ritorno. "Caduti gli alibi su me". Giorgia: Piantedosi bene
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Romanzo Viminale. L'assoluzione nel processo Open Arms apre un nuovo fronte dialettico all'interno della maggioranza. Matteo Salvini, dopo la gran rinuncia fatta a ottobre di due anni fa proprio a causa del fascicolo giudiziario aperto su di lui a Palermo, si muove sul terreno delle possibilità, senza escludere nulla sul proprio futuro.

C'è un concetto che il titolare delle Infrastrutture vuole mettere in chiaro: ora non esistono più ostacoli o pregiudizi sulla sua persona. «Al ministero degli Interni c'è un amico, una persona che ha la mia amicizia e la mia fiducia come Matteo Piantedosi» dice Salvini. «Sicuramente occuparsi della sicurezza, del futuro, della tranquillità e della serenità di milioni di italiani è qualcosa di bello a cui tutti non potrebbero che ambire e se qualcuno in passato poteva dire Salvini non può andare agli Interni perché c'è un processo in corso sulla sua condotta da ministro, adesso quest'alibi non c'è più, ma in questo momento sto bene dove sto».

Un ragionamento che porta all'apertura di uno spiraglio, neppure troppo stretto. «Parlerò con Giorgia Meloni e con Matteo Piantedosi, questo governo è una squadra di amici e quindi vedremo» aggiunge Salvini sottolineando comunque che «al Mit abbiamo tanti progetti, tanti cantieri e tante opere: le Olimpiadi Milano-Cortina, il Ponte sullo Stretto, una nuova rete ferroviaria con più di mille cantieri aperti, e quindi sono contento di quello che abbiamo fatto e faremo».

La replica di Giorgia Meloni, al termine del vertice Nord-Sud in Finlandia, non apre molti spiragli all'ipotesi di un rimpasto, una pratica che la premier ha sempre detto di voler limitare allo stretto indispensabile, tanto più dopo le sostituzioni forzate di Gennaro Sangiuliano e Raffaele Fitto. «Oggi sia io che Matteo Salvini siamo contenti del lavoro del nostro ottimo ministro dell'Interno». Piena fiducia in Matteo Piantedosi, dunque. Incalzata dai cronisti presenti in Lapponia, la Meloni ribadisce il sostegno e la vicinanza all'alleato di governo per quanto ha vissuto sul piano personale e politico: «Mi pare un fatto che l'oggetto del processo Open Arms a Salvini fossero le sue scelte politiche come ministro dell'Interno piuttosto che effettivi reati, e sicuramente la giurisdizione in questo caso è stata usata per condizionare la politica».

È chiaro comunque che, probabilmente dopo Natale, Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Matteo Piantedosi si vedranno per confrontarsi sui temi più strettamente legati alla sicurezza emersi in tutta Europa dopo il nuovo, drammatico episodio di terrorismo di Magdeburgo. Un primo confronto informale potrebbe avvenire oggi quando si vedranno per un vertice sui centri in Albania convocato dalla presidente del Consiglio, lo stesso Piantedosi, Antonio Tajani (in collegamento perché all'estero), il ministro della Difesa Guido Crosetto, il ministro per gli Affari Ue, Tommaso Foti, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e il consigliere diplomatico Fabrizio Saggio.

Piantedosi relazionerà sugli arrivi via mare, quest'anno in netto calo: 65mila contro i 153mila del 2023. Si farà il punto - anche alla luce dell'ultima pronuncia della Consulta - sulle condizioni per riattivare il progetto Albania all'inizio del prossimo anno, dopo la falsa partenza. I giudici hanno infatti finora bocciato i trattenimenti nei centri albanesi dei richiedenti asilo. Per superare l'ostacolo il governo - con un emendamento inserito nel decreto flussi - ha trasferito la competenza delle decisioni sui trattenimenti dai magistrati delle sezioni immigrazione alle Corti d'appello. Al contempo si lavora anche sul fronte europeo.

L'Italia ha già strappato il sostegno di almeno 12 Paesi alla sua politica che punta a creare hotspot esterni e ora c'è la volontà di accelerare sulla revisione anticipata della normativa comunitaria che definisce un Paese «sicuro». Una ipotesi inizialmente considerata in salita, ma su cui inizia a circolare un maggiore ottimismo.

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