"Dieci pronti a mollare". La guerra delle veline per sfaldare il gruppo di Iv

L'obiettivo: disarmare i renziani per la partita del Colle. Faraone: "Stesso gioco visto con il Conte ter"

"Dieci pronti a mollare". La guerra delle veline per sfaldare il gruppo di Iv

Come leader di un partito dato al 2% Matteo Renzi gode di attenzioni mediatiche eccezionali rispetto al suo attuale peso politico. «Siete ossessionati da me» ha detto l'altra sera a Travaglio, Gruber e Giannini su La7. Soprattutto il Fatto, che da oltre una settimana apre con le intercettazioni dell'inchiesta sulla Fondazione Open. Per quanto però nei sondaggi Italia Viva sia al momento un partitino, in Parlamento può contare su numeri (nati dalla scissione del Pd) che un peso ce l'hanno. E lo avranno soprattutto nel pallottoliere per la partita del Quirinale, dove dalla quarta votazione in poi non serve più il voto dei due terzi del Parlamento ma basta la maggioranza assoluta. In quel frangente, se ci si arriverà, i 43 parlamentari di Iv potranno diventare decisivi. Con il rischio, per l'ex mondo antiberlusconiano ora antirenziano, che quei voti possano andare proprio al Cavaliere, uno dei nomi per il totoColle.

I renziani non hanno dubbi che l'obiettivo politico, oltre a distruggere Renzi colpevole di «Conticidio», sia quello di spaccare il gruppo parlamentare. Non a caso ieri sempre sul Fatto un articolo montava il caso dei «peones» di Iv stanchi del loro leader che «fa solo i suoi interessi» e decisi ad essere «liberi sul Colle», mentre Repubblica parlava di «10 pronti a lasciare Renzi». Dentro Italia Viva gira voce che siano veline fatte girare dal Pd. «Ricorderete durante la crisi del governo Conte 2, Italia Viva era in disfacimento. 10, 20, 30 parlamentari che avrebbero lasciato. Una slavina. Siamo tutti esattamente dove ci avete lasciati, al nostro posto. Adesso la storia si ripete. Non è più in gioco Conte, per fortuna sostituito da Draghi, ma il Quirinale, l'elezione del Presidente della Repubblica. E siccome saremo un'altra volta decisivi riprende la giostra, ormai siamo abituati, altro giro altra corsa. Prima la caccia all'uomo, denigrazione e delegittimazione di Matteo, ora la conta dei fuggiaschi. Ma non vi stancate mai?», scrive in un post sul suo blog Davide Faraone, capo dei senatori di Iv.

Il succo lo riassume più prosaicamente un deputato: «Se non ha funzionato allora, quando Conte prometteva veramente di tutto, dai ministeri alle ricandidature, non funzionerà certo adesso che non c'è niente da promettere». Non posti di governo, ma neppure posti in lista alle prossime elezioni, drasticamente ridotti con il taglio dei parlamentari.

Il martellamento sulla vicenda Open, sfociato nel ring televisivo a Otto e mezzo, non sembra aver sfaldato il gruppo, anzi il contrario. «L'altra sera mentre lui era in quella trasmissione da ultras, la nostra chat interna era un delirio di complimenti a Matteo. Se li è ripresi tutti. A forza di attaccare lui, e quindi di riflesso anche noi, hanno avuto l'effetto opposto a quello voluto, hanno ricompattato il gruppo» racconta un deputato renziano. Che conferma: «Ai parlamentari delle mail di Rondolino non interessa niente, semmai quello che interessa sono le prospettive che si possono avere restando in Italia Viva. Renzi non promette niente, dice sempre chi vuole resta chi vuole se ne va. Lo zoccolo duro di Iv non ha ceduto alle promesse di Conte, per convincerli ora dovresti fargli veramente i ponti d'oro e nessuno è in grado di farli».

In tv dalla Gruber c'era stato uno scontro tra Renzi e il direttore della Stampa Massimo Giannini. «Hai dato dei soldi a Carrai (amico di Renzi, ndr) per il risarcimento danni di una causa». «Si sbaglia di grosso. Non ho pagato un solo centesimo a Carrai. Non diciamo falsità». Subito dopo l'ex premier ha pubblicato sui social una lettera di Giannini a Carrai con allegato un assegno da 3mila euro.

Controreplica di Giannini: «É una vergognosa manipolazione dei fatti. Non ho perso nessuna causa con Carrai, quell'assegno, che non porta la mia firma e di cui non conoscevo l'esistenza, è un semplice concorso alle spese legali, che le parti condividono quando una causa viene ritirata».

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