Forte delle parole del premier Mario Draghi («Il concetto che ne è alla base lo condivido in pieno»), il M5s prova a blindare il «suo» reddito di cittadinanza, anche se alcune modifiche non saranno più rinviabili. I limiti della misura stanno tutti nei numeri, nei costi, e soprattutto nel fallimento delle politiche attive per il lavoro. Lo stesso Movimento aveva presentato un emendamento al dl Sostegni - poi non ammesso - per obbligare i beneficiari del reddito ad accettare proposte di lavoro anche a 100 chilometri di distanza, pena la decadenza. Sotto le accuse incrociate del centrodestra e di Italia Viva ci sono le distorsioni di una misura che costa oltre 8 miliardi di euro all'anno - 700 milioni al mese - e che è già stata rifinanziata con 4 miliardi aggiuntivi di qui al 2029 nell'ultima legge di bilancio. La stima della spesa a quella data potrebbe portare l'ammontare a sfiorare i 40 miliardi.
Nell'anno della pandemia la «povertà assoluta» ha inghiottito 5,6 milioni di persone, pari a circa 2 milioni di famiglie, secondo gli ultimi dati Istat. E il reddito ha certamente attutito l'impatto sociale della crisi. Così se nel 2020 i nuclei percettori erano stati 1,6 milioni, per 3,7 milioni di persone coinvolte, nei primi sei mesi del 2021 i nuclei beneficiari di almeno una mensilità «sono già 1,6 milioni per un totale di 3,7 milioni di persone coinvolte», scrive l'Inps nell'ultimo rapporto di luglio. Solo nel mese di giugno il sussidio medio da 581,39 euro al mese è stato erogato a oltre 1,2 milioni di famiglie per 2,8 milioni di persone coinvolte. Sommandole a quelle beneficiarie della pensione di cittadinanza si arriva oltre 3 milioni di persone, di cui 2 milioni al Sud, 579mila al Nord e 419mila nel Centro. La regione con il maggior numero di nuclei beneficiari è la Campania, seguita dalla Sicilia e dal Lazio. Tra le città in testa ci sono Napoli, Crotone e Palermo. Le tabelle dell'Inps rivelano anche i paradossi nella distribuzione geografica: in Campania ci sono più persone che percepiscono il reddito che in tutto il Nord. Nel 2021 sono stati 864mila i campani beneficiari di reddito e pensione di cittadinanza, più dei 755mila del Nord Italia.
L'aumento dei beneficiari del sussidio non va però di pari passo con la ricollocazione nel mondo del lavoro. Stando agli ultimi dati disponibili di febbraio 2021, su 1,05 milioni di percettori del reddito e che dovevano sottoscrivere il Patto per il Lavoro, quello che impegna chi riceve il sussidio a rispondere alle offerte proposte dai centri per l'impiego, sono state prese in carico solo 330mila persone. Di queste, 152.673 hanno trovato un lavoro, appena 15,19% degli «occupabili». Per la presa in carico dei percettori del reddito da ricollocare sul mercato attraverso un percorso di formazione era stata creata la figura professionale del navigator: nel 2019 ne erano stati assunti 2.978 da Anpal fino a pochi mesi fa guidata da Mimmo Parisi - voluto di cinque stelle - e finita ora commissariata dal ministro Andrea Orlando. E in vista di una revisione dello strumento al ministero è stato istituito il «Comitato scientifico per la valutazione del Reddito», per proporre correttivi di fronte all'inefficacia della misura sul fronte occupazionale.
Anche le sacche di illegalità che si sono formate intorno al sussidio
continuano a emergere dai controlli. Con il reddito che finisce anche a chi non ne ha titolo. Solo nei primi sei mesi del 2021 è stato revocato il beneficio a circa 67mila nuclei, mentre nell'intero anno 2020 erano stati 26mila.
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