In questo anno di guerra abbiamo imparato a conoscere la brigata Wagner. Un gruppo di mercenari spietati, senza scrupoli, violenti. Capaci di arruolare tra le proprie fila il peggio del peggio della società russa, attingendo anche alle carceri dove hanno preso in carico delinquenti e criminali della peggior specie. Ma mai c'era stato, sinora, un racconto dall'interno di questo famigerato e ormai potentissimo gruppo, decisivo per più di una battaglia in corso in Ucraina. Adesso, grazie a un ex comandante del gruppo che ha deciso di disertare ed è riuscito a fuggire in Norvegia, almeno una piccola parte di quello che tutti già in qualche modo sapevamo emerge nella sua brutalità. Un racconto di violenza, soprusi, uccisioni sommarie sia di nemici che di alcuni compagni di brigata che non avevano eseguito gli ordini alla lettera.
Si chiama Andrey Medvedev, ha 26 anni, e non ne poteva più di quanto ha visto e vissuto. Dopo essere fuggito dalla sua unità, ha attraversato il confine con la Norvegia vicino alla valle di Pasvikdalen, dove è stato arrestato per essere entrato illegalmente nel Paese in cui però ha fatto richiesta di asilo. Medvedev è il primo soldato dei Wagner fuggito all'estero e ora racconta la brigata. «Ho combattuto a Bakhmut, comandando la prima squadra del 4° plotone del 7° distaccamento d'assalto», ha detto al britannico Guardian, spiegando che la sua unità era composta principalmente da ex prigionieri che sono stati gettati nei combattimenti come «carne da macello». Medvedev ha raccontato come fosse scioccato dei metodi utilizzati dalla Wagbner, dopo aver assistito all'uccisione e al maltrattamento dei prigionieri russi che sono stati portati al fronte. «Quanto ho visto mi ha scioccato fino al midollo», ha detto.
A proposito dei detenuti, secondo le stime dell'intelligence sarebbero almeno 40mila quelli liberati per essere arruolati. «Nel mio plotone, solo tre uomini su 30 sono sopravvissuti. Ci hanno dato più prigionieri, e anche molti di loro sono morti», anche perché numerosi uomini sono stati uccisi dai comandamenti per aver disubbidito agli ordini. «I comandanti li hanno portati in un campo di tiro e sono stati fucilati davanti a tutti. Uno alla volta ma anche in coppia», ha raccontato Medvedev. Tra questi, anche Yevgeny Nuzhin, un assassino reclutato da Wagner che si è arreso alle forze ucraine, ma in seguito è stato catturato e ucciso brutalmente. Il video della sua esecuzione, a colpi di martello in testa, era stato diffuso dalla stessa compagnia come monito per i disertori. «Un cane viene ucciso come un cane», aveva commentato il famigerato Prigozhin, comandante della Wagner. «Temo che il mio destino sarà lo stesso di Nuzhin per aver parlato. Ho paura per la mia vita», ha detto l'ex soldato, che aspetta ora di ottenere l'asilo politico in Norvegia ed è pronto a raccontare tutto ciò che sa sulla brigata e su Prigozhin, anche nelle inchieste sui crimini di guerra compiuti in Ucraina a cui ha assistito.
Il suo racconto conferma quanto spietato sia il gruppo Wagner, considerato il braccio più violento del regime di Putin, al punto da essere inviso a buona parte dell'esercito regolare per il potere che sta accumulando, dopo aver svolto un ruolo chiave in alcune battaglie come l'assedio, tutt'ora in corso, di Soledar e Bakhmut.
La Wagner era già noto prima della guerra in Ucraina per aver svolto azioni sia in Siria sia in Africa, dove i suoi membri si sono macchiati di crimini vari, soprattutto il massacro di civili inermi. La stessa brutale strategia adottata anche in Ucraina.
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