La ditta dei Di Maio condannata in appello: ennesima beffa per l'ex ministro del Lavoro

Impegno Civico procede verso la sparizione. E adesso il Pd bacchetta Luigi

La ditta dei Di Maio condannata in appello: ennesima beffa per l'ex ministro del Lavoro

Si dice che Benedetto Croce, legatissimo a Napoli, la vedesse così: «Non credo alla jella, perchè credere alla jella porta jella». Non sappiamo se Luigi Di Maio, ministro degli Esteri uscente, segua o no il dettame attribuito al filosofo. Possiamo però ipotizzare che, almeno in questo periodo, l'ex capo grillino abbia rivolto più di qualche pensiero alla malasorte. Del resto siamo dinanzi al genere «serie di sfortunati eventi», parafrasando il titolo di una celebre serie televisiva.

L'ultimo degli episodi in ordine di tempo è la condanna in appello inflitta ad Ardima Costruzione, la ditta di famiglia che Di Maio - va sottolineato - ha lasciato. La notizia, che è stata data da Cronache di Napoli, interessa il caso di un operaio che, nonostante lavorasse part-time, avrebbe in realtà coperto un tempo pieno. Non solo, perchè la vicenda attiene pure al quantum destinato al lavoratore: «Ancorché erogata per metà in busta paga e l'altra metà in contanti», si legge in una nota della difesa. Il richiamo della fonte al lavoro nero è immediato. La cifra da destinare all'operaio è di circa 15mila euro.

Certo, c'è un elemento non proprio di contorno: siamo abituati ad associare Di Maio alla Farnesina ma, non molto tempo fa, il politico originario di Pomigliano d'Arco era di casa altrove, ossia al palazzo Balestra di via Veneto, la sede del ministero del Lavoro. Per il resto, Impegno Civico è un fuggi-fuggi. Bruno Tabacci, l'esponente navigatissimo con cui l'ex leader del Movimento 5 Stelle aveva stretto un accordo elettorale per le politiche, si è sganciato dal progetto: l'intenzione è quella di tornare nel Partito Democratico. L'idea di una formazione centrista ancorata ai dem è tramontata. La sintesi del momento è quella che è: Di Maio non è stato rieletto in Parlamento, mentre il partito che ha fondato (i sondaggi lo confermano) lotta per la sopravvivenza attorno ai decimali subito successivi allo 0%. Al limite, fonti de Il Giornale raccontano di un tentativo disperato di contattare il governatore campano Vincenzo De Luca: la suggestione è quella di far diventare Impegno civico una forza regionale. Non c'entra l'ingresso in Giunta (che è stato smentito), bensì l'eventualità di ridimensionare il fallimento dell'operazione, provando a galleggiare un altro po'.

Come se tutto questo non bastasse, l'ex ministro del Lavoro deve anche sorbirsi la morale post-datata del Pd. Lo stesso partito che non ha voluto garantire un paracadute elettivo al ministro degli Esteri. Due giorni fa, Andrea Orlando, durante la direzione nazionale, ha ammesso di aver «sottovalutato» gli effetti della scissione di Di Maio.

Anche l'ex ministro Francesco Boccia ha bacchettato il politico campano rimarcando le «conseguenze» naturali derivanti dalla separazione dei dimaiani dai 5S. Insomma il detto «cornuto e mazziato», tornando alla verve partenopea, sembra calzare bene.

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