Il doge Zaia conquista il tris. Da solo vale il triplo della Lega

Plebiscito record, mai così tanti voti a un governatore. "Penso solo al Veneto". Ora la partita è sull'autonomia

Il doge Zaia conquista il tris. Da solo vale il triplo della Lega

Trionfo annunciato, ma non solo. Quello per Luca Zaia è stato un vero e proprio plebiscito, che ha sancito per la terza volta la sua conquista della presidenza della Regione Veneto. Le proiezioni di voto non lasciano dubbi: il 76,6 per cento degli elettori ha votato per lui, che raccoglie consensi anche a sinistra. Dietro il Doge veneto quasi il vuoto, con il candidato del centrosinistra, Arturo Lorenzoni, che ottiene circa il 16,1 per cento dei voti, e quello grillino, Enrico Cappelletti, che oscilla tristemente attorno al 4 per cento.

Il riconfermato governatore nei giorni scorsi aveva molto insistito sull'orgoglio degli elettori per «andare ai seggi e non dare nulla per scontato. Anche perché più gente vota, più il prossimo presidente regionale sarà forte per combattere le battaglie» care al Nord Est, prima fra tutte l'autonomia. E i veneti non l'hanno deluso. Anche il giornale progressista francese Le Monde, durante la campagna elettorale, si è accorto del Doge e gli ha tributato grandi meriti, soprattutto nell'affrontare la pandemia nella sua regione. Ma Zaia era già molto apprezzato per il suo pragmatismo e decisionismo, grazie al quale ha mantenuto quanto aveva promesso prima di essere eletto cinque anni fa. Non a caso nei sondaggi estivi è risultato il governatore più popolare d'Italia, con un gradimento che toccava il 70 per cento. Confermato poi, ampiamente, dalle urne.

Zaia non solo è stato fra i migliori presidenti ad affrontare l'emergenza del Covid-19, sfidando le direttive del governo sui tamponi, ma è stato capace anche di gestire con determinazione la cosiddetta «Fase 2», sensibilizzando costantemente i veneti sui rischi sanitari. E non smette di farlo. Anche domenica mattina, quando si è recato al seggio assieme alla moglie, ha invitato gli elettori veneti ad andare alle urne con tranquillità. «I seggi sono assolutamente sanificati - ha detto - siamo l'unica regione d'Italia, da quello che so, che ha dato la possibilità di fare il test agli scrutatori e al personale impegnato nelle elezioni». Zaia, nato a Conegliano 52 anni fa e con una laurea in Scienze della Produzione animale, ha una lunga esperienza politica alle spalle, prima di essere eletto per tre volte governatore. Comincia il suo cammino come consigliere comunale a Godega di Sant'Urbano (nel Trevigiano) nel 1992, per poi diventare a soli 30 anni presidente della provincia di Treviso, dal 1998 al 2005. Nei tre anni successivi è vicepresidente della Regione Veneto, fino al 2008, quando è chiamato a ricoprire la carica di ministro delle Politiche Agricole nel governo Berlusconi. Nel 2010 decide di dedicarsi alla sua regione, candidandosi e vincendo la sua prima corsa a governatore del Veneto. I trionfi raccolti nelle due successive tornate elettorali non fanno che confermare le sue indubbie capacità di amministratore. La lista che porta il suo nome, infatti, è il primo partito veneto con il 47,3%, seguita dalla Lega con il 14,9%.

Oggi sono in molti ad aspettarsi che diventi un contendente di Matteo Salvini alla guida del partito. Ma lo stesso leader del Carroccio ieri sera ha smentito qualsiasi concorrenza. «Per me che Zaia sia uno dei governatori più amati di tutta Italia e d'Europa è motivo di vanto, non temo alcuna competizione interna. La competizione è con il Pd e con il M5S, ma con il M5S la competizione, visti i numeri, ormai è difficile». Anche il Doge è sulla stessa linea: «Il Veneto non mi sta stretto, non ho velleità. E non c'è alcuna competizione con Salvini». Ma la sua pacatezza condita da decisionismo e fermezza gli tengono aperte molte porte.

Tra i tanti obiettivi raggiunti come governatore, va segnalata la gara vinta assieme al governatore lombardo Attilio Fontana per aggiudicarsi le Olimpiadi invernali del 2026. A Zaia rimane un'unica battaglia da portare a termine, che è sempre stata il suo pallino: l'autonomia. Il plebiscito veneto è ora un'arma in più per conseguire anche questo obiettivo.

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