"Le donne che trovano il coraggio di denunciare devono essere protette come i testimoni di giustizia"

La proposta del ministro Gelmini: "Casa e nuova vita alle vittime". La ricetta della Lamorgese: "Ripensare le misure di prevenzione. Serve il fermo per gli indiziati"

"Le donne che trovano il coraggio di denunciare devono essere protette come i testimoni di giustizia"

Bisogna agire subito. Non c'è più tempo. Ci sono troppe donne in pericolo. A lanciare l'allarme è il ministro Mariastella Gelmini dalla vetrina della convention nazionale di Azzurro Donna a Villa San Giovanni (RC). «Sono tante le idee e proposte per aiutare le donne a non cadere vittime di femminicidi - spiega la ministra per gli Affari regionali -. In questo momento, però, va sottolineata soprattutto l'urgenza di un fenomeno, quello del femminicidio, che dilaga».

Un allarme, il suo, che arriva lo stesso giorno nel quale la Camera dei deputati ospita il convegno: Femminicidi: prospettive normative. A dare i numeri di un fenomeno sempre più drammatico è la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese, intervenuta insieme con la collega Elena Bonetti (Famiglia e Pari opportunità) al convegno. «Ad agosto e settembre ci sono stati 11 femminicidi - ricorda la Lamorgese -, di cui 8 per mano del coniuge o di una persona legata alla vittima da una relazione affettiva. Nel periodo compreso tra l'inizio di quest'anno anno e lo scorso 31 agosto ci sono stati 75 femminicidi su un totale di 182 omicidi».

Sia a Roma che a Villa San Giovanni sono emerse importanti proposte per combattere il fenomeno e, soprattutto, per difendere le donne. «È assolutamente necessario anticipare il più possibile la soglia della prevenzione per favorire l'emersione degli episodi di violenza - spiega la responsabile del Viminale -. Bisogna anche pensare a un'estensione mirata dell'arresto obbligatorio in flagranza, l'introduzione di una specifica disciplina del fermo di indiziati di delitto». «La tutela delle vittime - conclude la Lamorgese- potrebbe anche avvalersi di un indennizzo da parte dello Stato che sia più sostanzioso,

A Villa San Giovanni la ministra Gelmini lancia una proposta ancor più concreta. «Bisogna offrire alle donne che trovano il coraggio di denunciare - spiega - la stessa protezione che in questo momento lo Stato offre ai testimoni di giustizia».

Il pensiero va subito a Vanessa, la giovane di Acitrezza che aveva denunciato l'ex fidanzato per stalking. Una denuncia inutile, visto che l'uomo, una volta scarcerato è riuscito, alla fine di agosto, ad avvicinarla e poi ad ucciderla. «Il caso di Vanessa - aggiunge la Gelmini - è soltanto il primo che mi viene in mente. Ma ci sono le denunce inascoltate di Alessandra, di Chiara, di Saman e di tante altre donne che si sarebbero potute salvare se lo Stato le avesse protette come fa con i testimoni di giustizia». E soprattutto ci sono le donne che rinunciano: nove delle ultime undici donne vittime di femminicidio non avevano fatto alcuna denuncia.

«Il modello testimoni di giustizia ha portato ottimi risultati - aggiunge la Gelmini -. Dobbiamo difendere queste donne che hanno il coraggio di denunciare i loro persecutori, con una protezione adeguata. Una casa, una nuova identità, un'autonomia economica».

La proposta della Gelmini è maturata all'interno dell'iniziativa promossa da Catia Polidori, responsabile di Azzurro donna, e mirata ad aiutare il capogruppo alla Camera di Forza Italia, nella sua campagna elettorale per il Regionali in Calabria. All'assise erano presente presenti tra gli altri, la capogruppo al Senato, Anna Maria Bernini, Stefania Prestigiacomo e, da remoto, la ministra Mara Carfagna.

«Spero che la mia

idea - conclude la Gelmini - diventi presto una concreta proposta di legge. Mi piacerebbe portasse la firma di esponenti di tutto l'arco parlamentare. Presto mi confronterò con le colleghe di governo Cartabia e Bonetti».

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