«È giusto, e necessario, che il sistema delle banche sane si faccia carico di quelle in difficoltà. E il salvataggio deve avvenire subito, prima che entrino in vigore le nuove regole sul bail-in, che la maggior parte dei risparmiatori italiani ancora non conosce. È un fatto gravissimo che va evitato a tutti i costi». Così parlava Ennio Doris a ottobre. Ovvero prima ancora che la strada da lui suggerita venisse presa dall'intera associazione dei banchieri (Abi) e poi dal governo con il decreto varato domenica. Il presidente di Banca Mediolanum è stato dunque il primo banchiere, di fatto, a prendere apertamente posizione su un intervento complesso, ma anche oneroso, per Banca Marche, Carife e Popolare Etruria.
Ora il salvataggio è a carico del fondo di risoluzione ma ci sarà comunque da mettere mano al portafoglio. È ancora convinto che sia la soluzione giusta?
«Assolutamente. C'era bisogno di comprare tempo per evitare un possibile choc sulle 4 banche in difficoltà quando entreranno in vigore le nuove regole sul bail-in. E questo tempo è stato comprato dalle altre banche con soldi privati. Sono banche che salvano altre banche. E per fortuna il sistema bancario italiano è abbastanza solido da potersi permettere un intervento di questa portata. Confermando, peraltro, quella tradizione tutta italiana che finora ha visto le banche salvate sempre con risorse private e mai con quelle dei contribuenti».
Perché c'era bisogno di comprare tempo?
«Perché se non ci fossimo mossi con una soluzione di sistema sarebbe scattato il bail-in e a primavera del prossimo anno ci sarebbe stato un cambiamento epocale dalle conseguenze imprevedibili. È dal regio decreto del '36 che gli italiani si sentono dire che le banche sono sicure. E difatti nessun risparmiatore ha mai perso dei soldi perché in Italia non è mai saltata una banca. L'applicazione immediata delle nuove norme decise dall'Europa, con tutti i rischi potenziali per i clienti delle banche in crisi che ancora non conoscono le novità in arrivo, avrebbe fatto crollare la fiducia dei nostri risparmiatori, avrebbero perso dei soldi senza preavviso e si sarebbero precipitati in filiale. Per non parlare dei depositi delle aziende, che si sarebbero trovate all'improvviso senza liquidità. E infine pensiamo al disastroso impatto sui consumi, la ripresa sarebbe tornata subito indietro. Non potevamo permetterlo».
«Whatever it takes», a ogni costo, come dice il governatore Draghi?
«Avevamo già pronto un intervento che però è finito incredibilmente sotto la lente della Commissione europea per sospetti aiuti di Stato. Come se i soldi delle banche fossero soldi del governo. Ma, ripeto, abbiamo le spalle larghe: rimettiamo in bonis quelle banche che non lo sono, e facciamo digerire il bail-in che le ricordo è stato voluto dall'Europa perché alcuni Stati hanno speso cifre folli per salvare le proprie banche. La Germania in primis. Mentre in Italia, abbiamo avuto i Tremonti e Monti bond, ma i contribuenti sono sempre stati salvaguardati. E anche stavolta il sistema si è arrangiato. Avevamo già pronto un intervento che però è finito incredibilmente sotto la lente della Commissione europea per sospetti aiuti di Stato. Come se i soldi delle banche fossero soldi del governo. Mediolanum l'anno scorso ha già partecipato al salvataggio della Tercas di Teramo, costato complessivamente 400 milioni. Sono stato felice di pagare la mia quota di 5,5 milioni per evitare che i clienti avessero problemi. Se questo è un aiuto di Stato allora significa che Mediolanum è lo Stato, grazie di tanto onore ma non è così».
Quindi è da escludere anche un intervento diretto della Cassa Depositi e Prestiti?
«La Cdp ha solo assunto un impegno di sostegno finanziario in caso di incapienza del Fondo alla data di scadenza del finanziamento. I soldi ci sono e, ripeto, li metteranno tutti le banche».
Come verranno ripagati questi sforzi?«La valorizzazione delle cosiddette good bank, ovvero delle banche riportate in bonis, coprirà in parte il costo delle bad bank. Io non ragiono comunque in termini di tornaconto personale, penso all'interesse generale che poi nel lungo periodo diventa mio, nostro. È un dovere morale. Per l'Italia e per i risparmiatori».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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