Linea dura. Ma con l'ombra dell'aforisma di Flaiano, secondo cui «in Italia la linea più breve tra due punti è l'arabesco». E la conferma viene dall'ennesimo Dpcm di imminente approvazione (prevista entro il 15): una «rete di arabeschi» colorati con tutte le nuance del déjà vu. Si riparte sabato 16, si finirà tra un mese (o al massimo 45 giorni), con però l'«opzione di rinnovo trimestrale» di un'emergenza Covid che ricorda ormai le condanne definitive degli ergastolani: fine pena mai.
Nuova stretta
La nuova stretta governativa ha vecchie parole d'ordine che puntano su concetti che ormai dovrebbero essere metabolizzati dagli italiani, ma che la confusione normativa rende sempre di ostica comprensione. Una «medicina» - quella del rigore annunciato - destinata a causare effetti collaterali perché le «istruzioni per l'uso» mostrano la stessa «chiarezza» dei bugiardini nelle scatole dei farmaci.
«Colori» confermati
In questa tornata il foglietto della «posologia» anti pandemia rimodula le «cure» che già da un anno si sono rivelate di scarsa efficacia. Ma non c'è altra scelta che insistere nella medesima «terapia» che da questo fine settimana in poi prevederà ancora le zone colorate (gialle, arancioni e rosse) con la novità di quelle bianche, almeno in quelle parti di Paese dove l'indice di contagio (Rt) spegnerà completamente la spia di pericolo.
Fasce confermate
Il ministro Speranza ha ribadito che «sarà mantenuto il modello delle fasce e che sarà confermato nel nuovo Dpcm l'abbassamento della soglia dell'Rt: con 1 si va in arancione e con 1,25 in zona rossa».
Bar, sport e cultura
Per il resto ancora guerra alla movida con in più il «no» all'asporto nei bar dopo le ore 18. Niente sport (palestre e piscine non riapriranno) e cultura (cinema, teatri e musei rimarranno chiusi, con una speranza per i musei in zona gialla).
Viaggi
Nessuna possibilità di spostamento tra le Regioni (neppure tra quelle gialle).
Coprifuoco
Conti-Speranza-Boccia nei loro rispettivi ruoli di premier, ministro della Salute e titolare delle Autonomie hanno recepito in toto le preoccupazioni espresse dagli esperti del Comitato tecnico scientifico senza così cedere a nessun tipo di deroga. Confermato, infatti, anche il coprifuoco dalle 22 alle 5, con lo spauracchio che tutto le restrizioni si allunghino come un elastico per «100 giorni»; sempre col rischio che poi l'elastico non tradisca le aspettative schizzando violentemente (avanti o indietro dipende dai punti di vista) in faccia a chi lo teso.
No ai «weekend arancioni»
Unica concessione, se così si può dire, la bocciatura della zona arancione per tutta Italia nei weekend (anch'essa proposta dall'ala più intransigente del Cts) per i centri commerciali: un blocco che, se fosse passato, avrebbe comportato come effetto domino anche la chiusura di bar e ristoranti.
Ospiti
Si è deciso di mantenere la norma «natalizia» del «massimo due ospiti da invitare a casa», oltre alla possibilità di «permettere a chi abita in un comune sotto i 5mila abitanti di muoversi fino a 30 km di distanza, senza però poter raggiungere il capoluogo di provincia».
La novità della zona bianca
Ma quando scatta la zona bianca che, teoricamente, consentirebbe di fare una vita «normale» quasi del genere pre Covid? L'Istituto superiore di sanità ha individuato un parametro: l'Rt al di sotto di 0,5, un livello di rischio nullo che però, purtroppo, ancora nessuna Regione italiana può vantare.
Numeri preoccupanti
Anzi, i dati sembrano procedere in senso opposto tanto da spingere il ministro Speranza a sottolineare nella bozza che presenterà domani in Parlamento per l'approvazione definitiva: «Se non si fossero introdotte le restrizioni in vigore nel periodo natalizio, i numeri del contagio da Covid sarebbero ben peggiori». Senza contare la mazzata di Conte che ha aggiunto: «Prevediamo una nuova impennata di casi».
Ristori
«Tutte le attività che rimarranno chiuse saranno ristorate», ha garantito il ministro Boccia nel corso della riunione di ieri. Parole accolte da un silenzio di comprensibile scetticismo.
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