Draghi: no al rimpasto. E Letta vuole fare il Grillo

L'ex comico resta in silenzio, il segretario dem lavora alla pace Conte-Di Maio. Azzolina in Ipf

Draghi: no al rimpasto. E Letta vuole fare il Grillo

Con Beppe Grillo che fa la spola tra le sue ville di Sant'Ilario a Genova e Marina di Bibbona, sul litorale toscano, il paciere tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio lo fa Enrico Letta. Il segretario del Pd, negli scorsi giorni, ha rivelato di aver sentito al telefono i due contendenti per «invitarli all'unità». Tentativo non riuscito. Ma tocca ancora a Letta cercare di tenere insieme le due anime del grillismo che fu. Magari entrambe sotto l'ombrello di un Pd in posizione dominante. Non più campo largo, ma nuovo Ulivo. Con i dem a fare da magnete di tutti i partiti alternativi al centrodestra. Vaste programme. Eppure Letta, forte dei sondaggi che certificano la solidità dei democratici, ci crede. E traccia la sua nuova idea di coalizione in due interviste a La Repubblica e a La Stampa.

Il segretario ostenta ottimismo sulla tenuta del governo dopo lo scossone della scissione di Di Maio: «Mario Draghi adesso è più forte». Che poi è la stessa tesi del ministro degli Esteri. «Con Insieme per il Futuro rafforziamo la stabilità del governo», ha spiegato giovedì il titolare della Farnesina. «Io credo che il Pd non voglia abbandonare l'alleanza con il M5s, anche perché per noi è importante, soprattutto nell'ottica dell'attuale legge elettorale, altrimenti l'anno prossimo non prendiamo nemmeno un collegio», riflette una parlamentare grillina parlando con Il Giornale. Al Nazareno, però, non vogliono rinunciare nemmeno a Di Maio. «Non scegliamo tra Conte e Di Maio. Stanno insieme nella stessa maggioranza di governo, io farò di tutto perché stiano insieme a noi», dichiara Letta.

Il leader del più grande partito di centrosinistra addirittura non esclude un'entrata dell'ex capo politico grillino nel Pd. «È prematuro parlarne», risponde il segretario. Entra in Ipf anche l'ex ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina. Dopo le indiscrezioni degli ultimi giorni, la notizia: «Annuncio il mio addio al M5s, entro nel gruppo Di Maio, non è una scelta semplice». E a breve potrebbero arrivare nuovi ingressi, tra cui un altro ex ministro come Alfonso Bonafede. Non mancano i ripensamenti al contrario: dopo il senatore Emiliano Fenu, torna sui suoi passi anche la deputata Vita Martinciglio, che dopo tre giorni lascia i dimaiani e torna nel M5s. Il premier Draghi, nel frattempo, stoppa le voci su un rimpasto di governo: «Nessun rimpasto, mi sento con lo stesso mandato».

Contiani e dimaiani sembrano essere d'accordo su un punto: non si può rinunciare al Pd, soprattutto in vista delle prossime elezioni. La spartizione dei collegi potrebbe essere un'altra guerra civile, ma sia il M5s sia Ipf hanno poche alternative. Manlio Di Stefano, braccio destro di Di Maio alla Farnesina, tiene in conto l'ipotesi di un dialogo con il M5s: «Se dialogheremo con Conte? Siamo disposti a sederci al tavolo, lo richiede la responsabilità nazionale». Dal centro però arrivano altri no: «Di Maio faccia un giro fuori dalla politica», dice Carlo Calenda.

Nel M5s intanto sono alle prese con le richieste dei tanti che pretendono un cambio di passo. Dai rapporti con il governo ai due mandati. I vari Bonafede, Davide Crippa, Riccardo Fraccaro stanno mettendo alle strette Conte, agitando lo spettro di un loro passaggio a Ipf.

L'avvocato prende tempo e rinvia il voto sul doppio mandato. Tentennamenti che fanno storcere il naso a Beppe Grillo. Tutti, dai vertici ai gruppi, invocano un intervento del Garante. Ma lui, perso tra Bibbona e Sant'Ilario, sembra non averne voglia.

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