Edison, da mendicante a custode. Assunto dal negozio chic di Milano

Il ragazzo nigeriano chiedeva l'elemosina a due passi dal Duomo. Ha sorpreso e denunciato due ladri: ora è il suo lavoro

Si chiama Edison, come l'inventore della lampadina. Ha la pelle scura e gli occhi che brillano. Potrebbe sembrare un gioco fra parole che stanno bene assieme, se la storia non fosse, di suo, un bagliore di luce.

Edison, nigeriano, 34 anni, fa il mendicante. Lo si trova abitualmente davanti a Peck, la gastronomia chic dei milanesi, in via Spadari. Lì il via vai è assiduo. Potete immaginare. Lui avvolto in un cappotto troppo grande con il cappello calzato fino al naso, resiste al freddo e ringrazia per le monete ricevute. Talvolta intrattiene conversazioni. Come con Paolo, giornalista, che racconta: «Quando lo vedo, scambiamo due chiacchiere. Se devo entrare da Peck e cerco di legare la bicicletta, lui si offre di controllarla, così non la chiudo». Un giorno ha trovato un portafogli con tanti euro, i documenti e le carte di credito: non ci ha pensato su. Dietro l'angolo c'è il commissariato di polizia e Edison lo ha lasciato lì. Poi il saluto ai poliziotti con la pacca sulla spalla: grazie, fratello. Se è vero che il destino lo decide l'anima e non ha a che fare con ciò che capita, si poteva già intuire come sarebbe finita. Edison ha una vocazione al controllo. O, forse, in mezzo a folle sempre più distratte, si distingue per l'attenzione che riserva alle cose e alle persone. «Quei due hanno nascosto qualcosa» è la sua denuncia ai buttafuori di Peck. Un paradosso, proprio. Potete immaginare. Gli avventori scaltri e disonesti che indossano bei vestiti, Edison che calza un cappotto sdrucito, arriva dalla Nigeria e fa il mendicante. E sa che non si ruba. In un altro tempo (o in un altro Paese) nessuno gli avrebbe dato retta. Magari lo avrebbero pure accusato. Ma qui no.

«Basta stare fuori, da oggi tu guarderai da dentro». È Mr Peck in persona che lo ingaggia. A volte il destino (sì proprio quello che l'anima si costruisce) ci sorprende. Continua il giornalista: «Sono entrato da Peck e ho riconosciuto Edison, in camicia bianca, giacca nera e papillon. Ha ottenuto un lavoro come buttafuori, per ora fino a gennaio, poi si vedrà». Ora qualcuno si chiederà cosa ha fatto Edison prima di finire mendicante in via Spadari. Lungo quali ramificazioni la vita lo abbia portato dalla Nigeria alla Madonnina. E che abbia parte la Madonnina in questa storia è lui il primo a crederlo. «Mi chiamo Edison Oshobi - si presenta - studio italiano in via Calatafimi; sono vissuto in Libia 23 anni. Sotto il regime, nel 2013, ho perso moglie (Joy) e figlia di 2 anni (Gospaua)». Prosegue calmo e pare si tenga il lutto sotto al cappotto: «Dovevo venire via, sono arrivato a Lampedusa nel 2015 su un barcone». Ora il destino di Edison sembra viaggiare con quello di centinaia di migliaia di conterranei in cerca di una terra promessa. Approda a Saronno e trova lavoro in un'azienda di materassi. Poi si sposta a Milano; comincia col chiedere l'elemosina in via Torino, la strada dello shopping. Un giorno entra nella chiesa di San Giorgio al Palazzo che si trova proprio sotto il suo sguardo, un monumento di bellezza. Chiude gli occhi, in solitudine. Da lì all'incontro con il prete, alla gara di solidarietà fra parrocchiani è un attimo. Trova un alloggio anche se non ha di che pagarlo.

Deve essere vero che l'abbondanza è per tutti e che la si richiama con il cuore. Ora Edison abita in centro e lavora da Peck, non ha avuto bisogno di fare il guerriero come San Giorgio che ha sconfitto il drago. Brilla di suo come una lampadina che non si consuma.

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