Dietro il crac di Banca Etruria c'è molto di più di quanto potesse sembrare all'inizio. Nelle ultime ore è stato aperto un altro filone di inchiesta. I magistrati ipotizzano che dietro il distesto dell'istituto aretino ci possa essere anche un giro di false consulenze. Un reato che, secondo fonti giudiziarie vicine al dossier, potrebbe portare a nuovi avvisi di garanzia per gli ex vertici. E tra i nomi dei beneficiari, che hanno prestato "consulenze dubbie", spuntano i nomi di rinomati studi professionali a livello nazionale.
13 milioni di euro in consulenze
La procura di Arezzo ha dato mandato alla Finanza per indagare sulle consulenze affidate dagli ultimi due consigli di amministrazione dell'istituto di credito, quelli cioè presieduti da Giuseppe Fornasari e Lorenzo Rosi. Si tratta delle consulenze affidate tra il 2013 e il 2015. Un giro di soldi da 13 milioni di euro che, secondo i magistrati, potrebbero "aver contribuito alla bancarotta".
Nuovo filone di indagine
Il nuovo filone di indagine è coordinato dal procuratore capo Roberto Rossi che sta lavorando insieme al pool di magistrati che si stanno occupando dell'inchiesta sul crac di Banca Etruria. E ora va ad aggiungersi a quelli già aperti che stanno cercando di far luce sui prestiti che hanno portato alla bancarotta, sulle "presunte truffe sulle obbligazioni" e sull'ipotesi di "falso in prospetto e ricorso abusivo al credito per le obbligazioni subordinate emesse nel 2013".
Le "consulenze dubbie" di Etruria
A far aprire il nuovo fascicolo sono state le relazioni inviate dagli ispettori di Banca d'Italia. Da via Nazionale sono state, infatti, segnalate "consulenze dubbie per circa 13 milioni di euro". Nelle scorse settimane, secondo quanto apprende l'Adnkronos, gli investigatori delle Fiamme Gialle avrebbero inviato una prima informativa alla procura di Arezzo. Tra le decine di consulenze affidate dai due consigli di amministrazione di Banca Etruria, il nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza avrebbe messo sotto osservazione quelle affidate agli advisor Kpmg, Rotschild e Lazard. Ma non solo. In questo filone di inchiesta spuntano anche i nomi di rinomati studi professionali a livello nazionale.
Nuovi guai per gli ex vertici
In questo immenso calderone gli investigatori sono riusciti a mettere in evidenza le consulenze decise direttamente dall'allora direttore generale Luca Bronchi, che oggi risulta indagato in diversi filoni di inchiesta, e quelle esaminate dai due
ultimi consigli di amministrazione che erano guidati rispettivamente da Giuseppe Fornasari e Lorenzo Rosi. Pierluigi Boschi, padre della sottosegretaria Maria Elena Boschi, era presente con Fornasari come consigliere senza deleghe e con Rosi era vicepresidente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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