Sono ormai alcuni giorni che la campagna elettorale romana è fatta di sondaggi e controsondaggi. Che non solo rimbalzano dai quotidiani ai talk televisivi, ma che sono anche diventati una delle principali armi di scontro tra i diversi candidati. A Piazzapulita, giusto per ricordare l'ultima disfida, lunedì scorso Giorgia Meloni si è presentata con tanto di rilevazioni in mano per smentire la vulgata secondo cui i sondaggi la darebbero fuori dal ballottaggio. Circostanza su cui ovviamente non si è trovato d'accordo Alfio Marchini, soddisfatto del suo «trend in crescita».
La corsa per il Campidoglio, insomma, in queste ore si sta giocando soprattutto sui numeri che vengono sfornati dagli istituti demoscopici più che sui problemi concreti di Roma. Il perché non è difficile da comprendere, visto che il ritiro di Guido Bertolaso e la convergenza di Forza Italia su Marchini hanno livellato la partita per il secondo posto, al punto che ieri incrociando i dati di Ipr e Tecné il trio Roberto Giachetti, Marchini e Meloni stava tutto in un punto percentuale, tra il 19,5 e il 20,5%. Ci sta, insomma, che ognuno dei candidati voglia veicolare l'immagine di quello che ha più probabilità di andare al ballottaggio con Virginia Raggi (la candidata del M5S è data tra il 25 e il 28,5%). Stando i tre in un margine tanto ristretto, infatti, l'essere accredito come quello che ha più chances di giocarsela al secondo turno può diventare un elemento determinante per un elettore indeciso. Di qui la guerra dei sondaggi di queste ore. Che in verità certifica solo una cosa: che la corsa su Roma è quanto mai aperta, soprattutto per il secondo posto. E che con ogni probabilità si deciderà al fotofinish. Con Giachetti e Marchini che, per ragioni diverse, sono quelli che hanno meno da perdere. Il primo perché dopo quello che ha combinato il Pd a Roma ha obiettivamente una strada in salita, anche se nelle ultime due settimane prima del voto potrebbe essere aiutato da una eventuale discesa in campo di Matteo Renzi al suo fianco. Il secondo perché fino al ritiro di Bertolaso era dato al 10% e dunque fuori da giochi.
Chi si gioca tutto è la Meloni.
Davvero arrivasse al ballottaggio (senza Forza Italia e un pezzo di destra romana) porterebbe a casa un successo personale e politico senza precedenti, se invece proprio nella sua Roma scivolasse fino al quarto posto - dietro Giachetti e Marchini - la sconfitta sarebbe devastante. E con delle ricadute imprevedibili sia per lei che per il suo partito.
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